L'Europa indaga sugli aiuti alle coop Schelfi: «Nessun contributo a fondo perduto»

La Commissione europea vuole fare luce sull'uso del Fondo partecipativo, istituito nel 2008 per la capitalizzazione delle cooperative a sostegno di progetti di sviluppo. L'Europa teme che in realtà si tratti di una forma di aiuti di Stato, che vìolano le norme sulla concorrenza. L'indagine nasce dal ricorso presentato da un imprenditore di Cimego, Gianpaolo Pasi, che ha chiesto chiarimenti sull'intervento da un milione di euro a favore della Famiglia cooperativa della Valle del Chiese. 

Non si è fatta attendere la replica del presidente della Cooperazione trentina, Diego Schelfi: «Il Fondo partecipativo è uno strumento innovativo finalizzato specificatamente allo sviluppo che non grava sulle casse pubbliche. Istituto con legge nel 2008 e operativo dal 2012, prevede una compartecipazione del privato al 51% e del pubblico per il restante 49%. Si tratta di un intervento con l'obiettivo di sostenere progetti di sviluppo di imprese cooperative attraverso un aumento di capitale nelle stesse a scadenza (attualmente sette anni) e remunerato al 2%. Non si tratta di quindi di "aiuto pubblico" inteso come contributo a fondo perduto, ma di un investimento in logica "privata. L' obiettivo è quello di rafforzare l'assetto patrimoniale delle cooperative, spesso strutturalmente sottodimensionato. Nei tre bandi emanati dal Fondo dalla sua istituzione ad oggi, sono stati deliberati in totale 27 interventi, con apporti di capitale per circa 19,3 milioni di euro, divisi pro quota tra pubblico (circa 9,3 milioni) e privati (circa 10 milioni)».

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