Mons. Bregantini: aiutare Tsipras contro la crisi

Monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo trentino di Campobasso, commenta il successo di Syriza

Monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo trentino di Campobasso e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, commenta il successo di Syriza in Grecia e invitando a sostenere il tentativo di Alexis Tsipras di affrontare i pesanti contraccolpi sociali della crisi economica e delle ricette finora messe in campo.

«Dietro la vittoria di Tsipras in Grecia - dice il prelato - ci sono delle domande, innanzitutto da parte dei giovani che chiedono partecipazione, spazio. Per questo non deve essere aggredito - prosegue Bregantini riferendosi a Tsipras - ma in Europa deve essere sostenuto, accompagnato, affinché non si estremizzi».

Dietro il voto in Grecia per il vescovo c’è infatti «il dramma più grande a livello mondiale che è la precarietà giovanile. A che serve la ricchezza - chiede Bregantini - se non è distribuita?».
Sempre parlando di lavoro, nel corso della presentazione a Montecitorio del libro «Una sola è la città» di Ernesto Preziosi sull’impegno politico dei cattolici, mons. Bregantini ha sottolineato che «aver ceduto sul lavoro festivo significa avere compromesso la dignità della persona perchè se non si rispetta il riposo settimanale piano piano si può aggredire qualsiasi diritto».

Il noto religioso originario della valle di Non si è soffermato anche sulla scelta del prossimo presidente della Repubblica: «Serve un nome forte, saggio e prudente, capace di guardare a tutto il Paese. Vicino ai giovani, alla gente e ai poveri. Si può «pensare anche a un rappresentante della società civile», ha detto a Radio Vaticana, esprimendo una forte contrarietà «a giochi e scambi politici contro il bene comune del Paese».

Alla domanda se il voto per il Quirinale non rischi di essere una questione privata per i professionisti della politica, attraverso giochi e scambi parlamentari, Bregantini risponde che questi «un po’ sono inevitabili, perché i partiti sono la prima mediazione che rappresenta la nostra gente per questa scelta così delicata». «Io mi auguro - prosegue - che sottotraccia emerga, invece, un nome qualificato.
Anche l’attenzione ad essere cauti, evitando l’errore dell’altra volta, di esporre in maniera immediata nomi che poi sono stati bruciati: anche questa è una precauzione giusta. Quindi, essere prudenti e saggi».

Il presule auspica «che siano soprattutto lungimiranti - in primo luogo - cioè capaci di cogliere un nome di lunga durata e di forte spessore, e poi capaci soprattutto di guardare questo nome con gli occhi e il cuore di tutto il Paese italiano, di tutta la realtà italiana, cioè quell’attenzione alle esigenze vere della gente, specie in questo momento di fatica nella crisi. E qualche rapido cenno di soluzione della crisi va accompagnato da mani sagge e prudenti, ecco, perchè è un momento molto delicato».

«Il primo grande interesse che noi abbiamo - sottolinea ancora Bregantini - è l’interesse di tutti, il bene comune. In particolare, io darei tre priorità a questo ipotetico nome che mi auguro che sia un nome gradito, che venga individuato con discernimento. Prima di tutto, che ascolti molto i giovani e che quindi sia attento alle loro precarietà; secondo, che sappia essere profondamente attento e molto vicino alla gente, e quindi anche umile, sereno, magari con costi ancora minori al Quirinale, con attenzione, in fondo, ai bisogni profondi e grandi della gente, che visiti molto le periferie della nostra Italia, si informi, prenda atto dal vivo delle situazioni particolari».

E, terzo, «le alleanze mondiali le faccia con il cuore di Papa Francesco, cioè con il cuore delle periferie. Cioè non solo le solite, consuete, grandi Nazioni, ma l’Italia sappia intrecciare rapporti in particolare con il Nord Africa». «Lì, a mio giudizio - spiega -, ci vuole una lettura saggia, un’esperienza diversa, specialmente per la Libia: il Mediterraneo dev’essere il primo grande cuore del Presidente. E poi i Paesi dell’Est, in particolare in questo momento l’Ucraina, e infine i Paesi dell’Asia, senza dimenticare l’America Latina. Ecco: l’occhio dev’essere veramente di respiro mondiale, e capace di cogliere soprattutto i poveri della terra.
Queste tre priorità: i giovani, la gente, i poveri del mondo».

La possibilità, infine, che si pensi a una figura proveniente dalla società civile, mons. Bregantini la ritiene ardua, poiché è «difficile» che abbia quei 650-700 voti necessari, su cui convergere: «sarebbe però un bellissimo segno di una politica che diventa servizio alla società civile, che possa rendere la società civile prioritaria. Magari...».

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