«Vitalizi d'oro», chiesto rinvio a giudizio per Thaler, Tappeiner e Schwienbacher

di Marica Viganò

A quasi due mesi dalla conclusione delle indagini sui vitalizi d'oro, la procura di Trento ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex presidente del consiglio regionale Rosa Zelger Thaler, per il presidente dimissionario di Pensplan Centrum Gottfried Tappeiner e per il direttore generale di Pensplan Invest Florian Schwienbacher. Stralciata la posizione di Stefano Tomazzoni, presidente di Pensplan Invest, sentito per ben due volte dagli inquirenti: il suo sarebbe stato un ruolo più «formale» che «sostanziale», come lo stesso Tomazzoni ha sempre sostenuto, auspicando l'archiviazione della sua posizione. Naturalmente sarà il giudice per le indagini preliminari a valutare la richiesta della procura.

Se ne riparlerà nel 2015 per la parte penale del caso «vitalizi d'oro», mentre il Tar di Trento, con sentenza depositata ieri, ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso presentato da Alois Kofler sulla legge di riforma 2014 (vedi articolo in basso).

Nella richiesta di rinvio a giudizio della procura di Trento vengono confermate le accuse per tre dei quattro indagati: abuso d'ufficio, truffa aggravata, turbativa d'asta per Rosa Zelger Thaler e Tappeiner; turbativa d'asta per Schwienbacher.

A dare il via all'inchiesta, nel marzo scorso, era stato un esposto del consigliere comunale Giovanna Giugni, che metteva in dubbio la legittimità stessa della legge votata dal consiglio regionale, chiedendo di valutare la responsabilità dei consiglieri che nel settembre del 2012 votarono in aula il provvedimento che metteva mano al loro futuro trattamento pensionistico. «I consiglieri che hanno approvato la legge regionale - scriveva Giugni - hanno distratto, a proprio vantaggio e con evidente danno per la collettività, ingenti risorse economiche costituite con il sacrificio di tante famiglie».

Partirono le indagini, coordinate dal procuratore capo Giuseppe Amato e dal pm Carmine Russo, con l'analisi da parte della guardia di finanza di decine e decine di faldoni zeppi di delibere e regolamenti, acquisiti sia nella sede della Regione in piazza Dante, sia negli uffici di Pensplan Centrum e di Pensplan Invest.

Gli investigatori del colonnello Fabrizio Nieddu hanno ripercorso le fasi che portarono alla contestata legge 6 del 2012 ed ai 53 milioni di euro impegnati dalla Regione (22 milioni già versati sui conti dei politici e 31 «congelati» nel Fondo Family gestito da Pensplan Invest) e verificato per conto della procura i verbali dei consigli di amministrazione di Pensplan e gli atti relativi alla procedura di gara per la gestione del Fondo Family.

Due i perni attorno a cui è ruotata l'indagine: uno studio sui parametri dei vitalizi ritenuto molto favorevole (si calcolava, tra l'altro, un'aspettativa di vita attorno ai 90 anni) ed un appalto confezionato «su misura» per Pensplan Invest, società partecipata al 64% da Pensplan Centrum, a sua volta interamente partecipata dalla Regione.

All'epoca era presidente di Pensplan Centrum il professor Gottfried Tappeiner, docente di Economia all'università di Innsbruck: il suo studio sui vitalizi, secondo le accuse, sarebbe stato preferito dall'allora presidente del consiglio regionale Thaler, che «neutralizzò» una consulenza precedente affidata ad un altro professionista.

Gli inquirenti calcolarono che lo «studio Tappeiner» portò ai consiglieri un «vantaggio ingiusto» (e dunque un danno per la Regione, alla luce delle indagini) di 10 milioni di euro. Setacciati anche i documenti sulla procedura di gara per l'affidamento e la gestione del Fondo Family (venne estromessa l'Apac, l'Agenzia provinciale per gli appalti ed i contratti, che aveva sollevato alcune obiezioni tecniche sul bando): data la tempistica ed i requisiti, partecipò alla gara solo Pensplan Invest, a cui andò l'appalto.

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