Partiti in fibrillazione, in aula Legge di stabilità e Jobs Act

di Zenone Sovilla

Alta tensione, oggi, nel movimento Cinque stelle, che dopo la deludente performance elettorale regionale vede inasprirsi il confronto interno, con relative spaccature, sulla linea da seguire.

Se c'è chi tanto per cominciare è andato a spiegare le visioni del movimento in tv, disobbendendo alle indicazioni di Grillo, altri due deputati oggi sono stati espulsi con voto online dei militanti del M5S, ma parte degli eletti e militanti hanno polemizzato con il leader della forza politica contestando la cacciata dei due e in generale il metodo utilizzato nei riguardi di chi viene considerato «fuori linea». Per spiegare quesato dissenso una delegazione di deputati ha incontrato il comico nella sua villa in Toscana, davanti alla quale c'era anche un gruppo di attivisti a manifestare disappunto per questi metodi

I due espulsi sono Massimo Artini e Paola Pinna, l'accusa era «violazione del codice di comportamento sulla restituzione di parte dello stipendio».

Una violazione che gli interessati negano con forza e a loro ha dato man forte il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: «I due parlamentari rendicontano ogni spesa come si evince dai loro siti personali, che sono andato a visionare personalmente per farmi un’idea oggettiva. Forse il loro grosso "errore", in realtà, è aver fatto autocritica dopo le elezioni regionali, e la critica si sa, fa male a chi ne ha paura, ma ha sempre fatto bene a chi vuole crescere e progredire. Ma ancora più grave è che chi si è arrogato il diritto di decidere le loro espulsioni, non sta rispettando regola alcuna che questo movimento si è dato in Parlamento. Le votazioni dovrebbero infatti passare prima da una decisione delle Camere unite, e solo successivamente dal Blog. Sarebbe inoltre doveroso, oltreché corretto, fare esporre le considerazioni e le opinioni di Artini e Pinna a fianco della critica. Considerazioni che non hanno trovato spazio sul Blog. Inoltre la votazione senza la possibilità della replica e con informazioni parziali ("conoscere per deliberare!"), non ha nulla di democratico, ma assume gli aspetti più biechi dell’inquisizione in piazza. Sulla base di tutto questo mi chiedo: esiste un’Autorità con il potere di decidere oltre le regole che si sono dati i Parlamentari del MoVimento della Repubblica italiana? Chi è quest’Autorità e come possiamo chiedere che ci renda conto delle sue azioni cosi lontane dall’imparzialità?».

Fra i deputati M5S qualcuno ha detto di aver votato contro l'espulsione, altri invece, come Vito Crimi e Paola Carinelli, hanno spiegato di aver espresso il loro appoggio con convinzione accusando i due interessati non solo in relazione al rendiconto delle spese ma anche sull'assunzione da parte di Pinna di un collaboratore giornalista «vicino al Pd» e sull'uso scorretto che Artini avrebbe fatto del server del gruppo.

Per parte sua, Artini, affermando che le accuse sulla rendicontazione «sono false e del tutto tendenziose», ha richiamato il celebre romanzo di Orwell «1984», in cui «tutto è fumoso e tutto può essere modificato» dall'autorità.

Paola Pinna, invece, parla di «esecuzione sommaria, ma non potevano trovare un pretesto peggiore di questo: i bonifici ci sono, li trovano sul mio blog e su Facebook».

In questo clima politico infiammato su più fronti, domani approda a Montecitorio la Legge di stabilità. Sullo sfondo, l'inasprirsi del confronto nel Pd, con l'area del dissenso che ha assunto dimensioni più significative nel voto sul Jobs Act (una quarantina i deputati dem che on hanno detto sì al pacchetto di norme sul lavoro fortemente voluto dal premier Matteo Renzi). Ci sono stati anche scambi di opinioni piuttosto pepati, come quello in Fb fra Gianni Cuperlo e il presidente del partito nonché ex critico di Renzi Matteo Orfini: il primo lamentava fra l'altro la scarsa etichetta del secondo che malgrado il ruolo di garanzia ricoperto, si era lasciato andare a una censura severa nei riguardi dei dissidenti. Poi, sempre nel Pd, ci sono vari esponenti che ormai evocano apertamente l'ipotesi che si arrivi a una scissione, se il governo continuerà a tirare la corda con provvedimenti reputati più affini al centrodestra che al centrosinistra: non è più il solo Pippo Civati a sostenere che la misura è quasi colma, ormai lo fanno, sia pure con cautela, anche esponenti storici come Rosy Bindi che all'indomani del voto regionale con un astensionismo clamoroso, ha dichiarato che il premier «fatica a riconoscere gli errori e in questi mesi ha scavato un solco tra il governo, il segretario del Pd e il mondo del lavoro, la parte più sofferente dell'Italia».

Le acque non sono meno agitate all'interno di Forza Italia: dopo il tracollo elettorale, con Berlusconi che legittima le pretese di matteo Salvini e della Lega, cresce nel partito la fronda di chi, Raffaele Fitto in testa, contesta l'alleanza sotterranea con ola maggioranza di governo e il Patto del Nazareno sulle riforme e altri punti concordati dal Cavaliere con il capo del governo. Si teme, in sostanza, che l'abbraccio con il Pd, da un lato, e quello in prospettiva elettorale con la Lega, dall'altro, possa finire col dissaguare quello che era e forse non è più (viste le percentuali del Carroccio) il maggiore partito del centrodestra. A proposito di ricomposizione del centrodestra in chiave elettorale, va peraltro menzionato il veto che per ora viene posto dall'Ncd di Angelino Alfano a una coalizione con la Lega, considerata troppo estremista.

Alcuni imminenti passaggi parlamentari, specie al Senato, diranno quanto le spaccature nei due partiti saranno insanabili.

In casa Pd va considerato che il governo ha già annunciato la richiesta della questione di fiducia nel voto di palazzo Madama sul Jobs Act: l'ipotesi probabilmente indisporrebbe la minoranza dem, che spera ancora di poter emendare le nuove norme sul lavoro, per esempio intervenendo sulle forme di contratto atipico e a termine che permangono malgrado la riforma renziana. Se l'esecutivo mettesse i senatori di fronte all'àutàut non è scontato che tutti si allinierebbero per disciplina di partito, così come non sembra verosimile che Forza Italia, nelle condizioni date, possa andare in soccorso del premier. Secondo alcuni osservatori, in realtà, al capo del governo non dispiacerebbe lo strappo e l'esplosione di un casus belli definitivo che porti a un redde rationem nel Pd, spalancando magari la strada del voto anticipato e di un futuro gruppo parlamentare più «in sintonia», prima che il 40% delle europee prosegua la sua discesa fotografata in questi giorni dai sondaggi sulle intenzioni di voto.

Di mezzo, però, c'è la probabile tornata elettorale per il Quirinale, se davvero il presidente Giorgio Napolitano dovesse dimettersi a breve, il che complicherebbe non poco i calcoli di chi auspica una spallata elettorale. Proprio l'eventuale voto per scegliere il successore di Napolitano è stato uno degli spettri agitati per indurre Renzi a più miti consigli nei riguardi della sinistra del aprtito, che potrebbe ribellarsi nel segreto dell'urne e non seguire le indicazion i di scuderia, quelle magari concordate proprio al Nazareno con Berlusconi.

Per quanto riguarda la Legge di stabilità, ecco le principali modifiche che l'aula di Montecitorio dovrà esaminare o per meglio dire votare con la fiducia al governo.

PENSIONI D’ORO - Arriva un tetto per gli assegni previdenziali di medici, professori universitari, magistrati e grand commis, anche «quelli già liquidati» ma «dal 2015». Cancellate invece le penalizzazioni per chi andava in pensione prima dei 62 anni pur avendo raggiunto l’anzianità contributiva. La misura avrà effetto sulle pensioni a partire dal 2015 e si applicherà a quanti matureranno il requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017.
FINANZIAMENTO PARTITI - Si chiariscono le norme in vigore introducendo sgravi fiscali per i parlamentari. Anche candidati ed eletti, e chi versa mensilmente, come vincolato da statuto, una quota della sua indennità al partito, può detrarre il versamento dalle tasse, perché considerato «erogazione liberale».
BANCHE DATI ANTI-EVASIONE - L’Agenzia delle entrate potrà usarle a pieno, senza concentrarsi sulle liste selezionate, cioè solo sui contribuenti a maggior rischio evasione, come era stato previsto dal dl Salva Italia.
BONUS BEBÈ - Detrazione fiscale di circa 80 euro al mese solo per i nuclei familiari che presenteranno un Isee non superiore ai 25 mila euro, la cifra raddoppia per chi è sotto quota 7mila.
BUONI ACQUISTO PER LE MAMME - Mille euro all’anno per chi ha almeno quattro figli e un reddito Isee inferiore a 8.500 euro, pari a circa 32mila euro di Ise, con cui poter comprare prodotti e servizi per i figli.
FONDO FAMIGLIA, ASILI E SLA - Nel 2015 le risorse del Fondo famiglia si riducono rispetto al ddl del governo. Il taglio serve a finanziare le non autosufficienze (il cui fondo sale a 400 milioni) e gli asili: i 100 milioni di euro stanziati nel 2015 vengono presi da qui infatti e non più dal fondo per le politiche sociali.
STOP RATE MUTUI - Tre mesi di tempo per nuove misure per garantire la sospensione del pagamento della quota capitale di mutui e finanziamenti a famiglie e micro e piccole e medie.
POVERI - Circa 8 milioni, per il 2015, per distribuire pasti agli indigenti.
BUONI PASTO - Sale la soglia di deducibilità dei buoni pasto elettronici da 5,29 a 7 euro, se elettronici.
AMMORTIZZATORI - La dote aggiuntiva si ferma a 200 milioni all’anno nel biennio 2015-2016 (è uno dei punti contestati anche dalla sinistra Pd che li considera insufficienti).
ECOBONUS - Prorogato, al 65%, a tutto il 2015 per l’efficienza energetica e per gli interventi di consolidamento antisismico.
PATRONATI - Dimezzati i tagli: scendono a 75 milioni. Annunciata anche una riforma del settore: i patronati verranno ridotti a un terzo, vale a dire una decina.
EBOLA - 5 milioni nel 2015 e nel biennio successivo per «potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive» e quindi anche per la lotta contro l’ebola.
PARTECIPATE - Razionalizzazione delle società partecipate degli enti locali e di «camere di commercio, università e istituti di istruzione universitaria pubblici e autorità portuali».
FREQUENZE TV - Le frequenze del digitale terrestre non affidate in gara dovranno ora essere rese disponibili per le emittenti locali.

EXPO - Niente spending review e via libera alle assunzioni anche con forme contrattuali flessibili (una questione già oggetto di polemiche da tempo: chi critica rileva che il grande evento rpodurrà molto lavoro precario).
AMIANTO - Benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all’amianto.
WI-FI E HOTEL - Il credito di imposta legato al wi-fi per hotel e alberghi sarà concesso solo se il servizio sarà gratuito e con una velocità di connessione pari almeno a un Mbps.
DEFICIT - Recepite le modifiche concordate con l’Ue per ridurre il deficit di 4,5 miliardi (circa 0,3 punti di Pil).
REVERSE CHARGE E CLAUSOLA SALVAGUARDIA - Estesa la reverse charge a ipermercati, supermercati e discount alimentari e ai pallets, vale a dire i bancali di legno. Serve però l’Ok di Bruxelles. In sua mancanza scatterà una clausola di salvaguardia sulle accise della benzina.
SABATINI BIS - Sale da 2,5 a 5 miliardi di euro l’importo massimo del plafond costituito presso Cassa depositi e prestiti, utilizzato per finanziare le imprese.
DEBITI CREDITI - Proroga di un anno alla compensazione dei debiti con i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione
AGRICOLTURA - Sconti irap anche per i lavoratori neoassunti dell’agricoltura.
POLIZIA - Via libera alle assunzioni. Viene autorizzato lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi banditi nel 2012 e indetti nel 2013.
SCUOLA - Il piano straordinario di assunzioni non è più limitata ai docenti. Previste novità anche per le commissioni dell’esame di maturità.
E-BOOK - L’Iva passa al 4%, come per i libri cartacei.
COMUNI - Resta il taglio di 1,2 miliardi ma potrà essere coperto anche da riduzioni degli investimenti. Gli enti locali che decideranno di aggregarsi saranno esentati dal patto di stabilità interno per cinque anni. Ai Comuni poi andrà una quota pari al 55% delle maggiorazioni dei tributi che dovessero arrivare dalla lotta all’evasione.

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