Ticket sanitari, continua il braccio di ferro Pd-Rossi

La maggioranza di governo in Provincia ha risolto oggi pomeriggio il rebus sui ticket sanitari. Il Pd e il presidente Rossi hanno raggiunto un accordo, disinnescando una mina che minacciava la tenuta della maggioranza stessa. L’intesa è stata formalizzata durante i lavori della prima commissione consiliare, riguarda tempi e modalità d’inserimento dei ticket sanitari e le risorse necessarie.
 
Nel dettaglio, è stato concordato che l’introduzione dei ticket sanitari avverrà contestualmente all’individuazione di un indicatore che tenga conto dell’impatto familiare, ovvero dei carichi e della numerosità dei suoi componenti (vedi il documento allegato). Ciò, per garantire che questa misura, già prevista a livello nazionale, sia applicata a livello locale secondo principi di equità e di sostenibilità da parte dei destinatari.
È stato anche previsto un passaggio nella commissione consiliare competente prima della definizione della delibera di attuazione.
 
«L’accordo - commenta il Pd - rappresenta il successo della mediazione, e fissa criteri che vanno nella direzione della maggiore equità e dunque soddisfano tanto le richiese del Pd trentino, quanto le necessità illustrate dall’assessora Borgonovo Re e dal presidente Rossi».

Sui nuovi ticket il presidente Rossi ha volute tenere duro: non è disposto a rinunciarvi anche se il gettito previsto rischia di ridursi ulteriormente, visto che ancora ieri il gruppo del Partito democratico ha detto «no» alla previsione di ticket di 10 euro sulle prestazioni specialistiche per redditi familiari oltre i 40 mila euro e 1 euro a ricetta per i farmaci, sollecitando una modifica ulteriore del provvedimento per introdurre maggiore equità. In particolare - se proprio la giunta si ostinerà a voler tenere in piedi la misura con cui si prevede un incasso già modesto di circa 3,6-4 milioni di euro - il Pd chiede ulteriori esenzioni che tengano conto, ad esempio, dei figli a carico.

Ieri il governatore Ugo Rossi e l'assessora alla salute Donata Borgonovo Re si erano ritrovati alle 7 del mattino con il capogruppo del Pd, Alessio Manica, e i due consiglieri che fanno parte della prima commissione chiamata a votare tra ieri ed oggi gli articoli della manovra finanziaria e del bilancio, prima dunque della riunione della commissione, visto che Civico e Zeni avevano preparato un emendamento al bilancio che prevede di recuperare le risorse equivalenti al previsto gettito da ticket sanitari dal fondo di riserva.

Rossi e Borgonovo Re si sono impegnati a presentare oggi una nuova proposta di mediazione per evitare la presentazione dell'emendamento Pd. Alla fine è arrivata l'intesa. «Il ticket sulle prestazioni specialistiche e sulle ricette non è un tabú - spiega Civico - ma se introdotto deve essere fatto garantendo la massima equità, ovvero che questo sforzo possa essere realmente sostenuto dalle persone e dalle famiglie a cui verrà richiesto, altrimenti è meglio soprassedere. Che a pagare eventualmente non siano sempre i soliti e che non siano escluse persone che invece avrebbero capacità di contribuzione».

«Il ticket così come oggi ipotizzato - aveva detto ieri il consigliere del Pd - non risponde in maniera sufficiente al requisito di equità. La soglia dei 40.000 euro non distingue tra redditi tassati alla fonte e redditi fiscalmente agevolati, fra single e famiglie con figli. Un single con meno di 40.000 euro sarà esente mentre una famiglia con reddito superiore alla soglia e con figli, e che dunque dovrà evidentemente ricorrere più volte al servizio sanitario, dovrà pagare. Non è poi detto che fra gli esenti, cronici o sotto soglia, per esempio quelli con attività agricola, non vi siano persone che avrebbero più e maggiore forza di altre a cui oggi chiediamo di contribuire». E Zeni aggiunge: «Il gettito previsto è limitato, io non li metterei ma per il presidente Rossi sembrano essere diventati una bandiera: resta il fatto che così come pensati non sono equi».

Il Pd ha presentato ieri ben 22 emendamenti alla Finanziaria tenendo banco nella discussione - spesso animata con il presidente Ugo Rossi - mentre le minoranze quasi nessuno, tanto che il capogruppo della Lega nord, Maurizio Fugatti, a un certo punto ha ironizzato con un tweet: «Le opposizioni non servono più. Ci sono Civico e Zeni».

In effetti qualche tensione c'è stata in particolare su due emendamenti, poi ritirati in vista di chiarimenti per l'aula. Il primo di Zeni che contestava il rinvio al 2016 dell'adeguamento ai principi contabili di bilancio che dovranno essere applicati da tutti gli enti pubblici a livello nazionale dal gennaio 2015, per un'armonizzazione del bilancio. E il secondo di Civico che proponeva un passaggio in commissione per la delibera della giunta di utilizzo dei fondi di riserva per cifre superiori a 5 milioni per un'unica azione. Sulle norme di armonizzazione del bilancio della Provincia con le regole nazionali, oltre che di problemi tecnici di adeguamento,

Rossi ha parlato in termini critici dell'obbligo, al quale comunque anche il Trentino in base all'accordo con Roma dovrà adeguarsi dal 2016 a malincuore, soprattutto per il problema della cassa residua e gli avanzi di amministrazione.

Per Zeni invece la «compatibilità di lettura dei bilanci in tutta Italia consente maggiore trasparenza ed è interesse dell'autonomia la possibilità di fare confronti tra bilanci omogenei».
Sull'uso dei fondi di riserva c'è stato un vero e proprio battibecco tra Civico e Rossi con quest'ultimo deciso a rivendicare l'esclusiva competenza della giunta nella decisione.

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