Brexit, Theresa May annuncia le dimissioni il 7 giugno caccia a un nuovo premier

Brexit, la premier britannica Theresa May annuncia le dimissioni da leader del partito conservatore per il 7 giugno esprimendo «rammarico» per non essere riuscita ad attuare la Brexit e affidandone la realizzazione al suo successore alla guida dei Tory, che dovrà essere eletto nelle successive settimane per poi subentrarle come primo ministro a Downing Street.

Theresa May conclude in lacrime il discorso in cui annuncia le sue dimissioni da Downing Street: «Ho servito il Paese che amo», rivendica prima di girarsi e di rientrare attraverso il portoncino al numero 10.

«Ho fatto del mio meglio, purtroppo non sono riuscita a far passare» la ratifica della Brexit, malgrado ci abbia «provato tre volte». ha detto Theresa May nell’annunciare oggi la resa e la sua uscita di scena da Downing Street in un discorso in cui ha di fatto tracciato la sua eredità politica, invitando chi le succederà alla guida dei Tory e del governo a portare a termine l’uscita dall’Ue ma anche a non considerare il compromesso una parola sporca.

La premier britannica ha rivendicato quindi la politica di «un Partito Conservatore patriottico», che nella sua visione deve continuare a mirare a «unire la nazione» e a ridurre anche le ingiustizie sociali, predicando «scurezza, libertà e opportunità».

«Ho tenuto informata Sua Maestà» la regina e resterò primo ministro fino al completamento della procedura per la nomina di un nuovo o di una nuova leader Tory: lo ha sottolineato Theresa May nel suo discorso di annuncio delle dimissioni da Downing Street.

Parlando della Brexit, ha ricordato di aver raggiunto un accordo di divorzio con Bruxelles e di aver fatto ogni sforzo per trovare il consenso nel Parlamento britannico senza riuscirci: un fallimento che resterà sempre per lei, ha notato, «motivo di profondo rammarico».

«Ora ritengo sia nel miglior interesse del Paese» che un nuovo leader e un nuovo premier «rilanci questo sforzo», ha detto. May ha quindi difeso l’idea di un Partito Conservatore «dignitoso, moderato e patriottico». Mentre citando lo scomparso filantropo Sir Nicholas Winton, protagonista del salvataggio di centinaia di bambini ebrei dalla Cecoslovacchia occupata dai nazisti ed ex elettore del suo collegio, ne ha ricordato «un consiglio»: «Il compromesso non è una parola sporca, la vita dipende dal compromesso».
Raccoglie omaggi e poche riserve il discorso di addio di Theresa May, tanto fra i sostenitori e gli avversari interni al suo Partito Conservatore, quanto fra esponenti delle forze di opposizione.
«Un discorso di grande dignità da Theresa May», twitta fra i primi Boris Johnson, dimessosi a suo tempo da ministro degli Esteri in polemica con la sua linea considerata troppo moderata sulla Brexit e ora indicato da molti in pole position per la successione. Johnson ringrazia la premier uscente per «il suo stoico servizio al Paese e al Partito».
«Ora - conclude - è tempo di andare avanti verso ciò che lei sollecita: unirci e attuare la Brexit». Di discorso «dignitoso» parlano numerosi ministri, notabili Tory e anche falchi brexiteer in prima fila in questi mesi nella battaglia per le dimissioni della premier. Fra le opposizioni, la laburista Jess Phillips ne sottolinea con simpatia «l’emozione», che tuttavia «non cancella» gli errori. Mentre la centrista Heidi Allen rimpiange che la premier non abbia mostrato «di più questa emozione» durante il mandato.

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