Il papa chiude il Sinodo: momento difficile

La Chiesa sta vivendo un momento «difficile», è «perseguitata da accuse continue» e quindi è il momento di difenderla tutti insieme. È questo l’appello di Papa Francesco alla fine del Sinodo dei vescovi sui giovani, chiuso ieri sera dopo numerose sessioni e trenta giorni di lavori.

Per un mese l’assise si è confrontata sulle questioni più delicate che riguardano le nuove generazioni. Il clima dell’Aula è stato positivo ed il Papa è stato interrotto spesso dagli applausi. Ma tutto questo non può fare mettere alle spalle il momento complicato che si vive, tra accuse esterne e interne.

«È un momento difficile perchè l’accusatore - ha detto il Papa riferendosi al demonio - tramite noi attacca la madre e la madre non la si tocca», ha sottolineato riferendosi alla Chiesa e chiedendo: «Noi tutti dobbiamo difenderla». Le accuse alla Chiesa diventano «persecuzione», come accade ai cristiani d’Oriente, ma «c’è un altro tipo di persecuzione, con accuse continue per sporcare la Chiesa. La Chiesa non va sporcata, i figli siamo sporchi tutti», «i figli siamo peccatori», «ma la madre no, dobbiamo difenderla tutti, e per questo ho chiesto di pregare il rosario» in questo mese d’ottobre, tutti i giorni, per l’unità della Chiesa.

Poi Francesco parla dei lavori del Sinodo: «Noi abbiamo approvato il documento, adesso lo Spirito ci dà il documento perchè lavori nel nostro cuore. Siamo noi i destinatari dei documenti», «aiuterà tanti altri ma i primi destinatari siamo noi».
E ha ribadito che «il Sinodo non è un Parlamento ma uno spazio protetto» perchè ad operare è lo Spirito Santo. Poi ha indicato ai padri sinodali quale deve essere la strada da questo momento in poi perchè non basta il pezzo di carta. «Il risultato del Sinodo non è un documento, l’ho detto all’inizio. Siamo pieni di documenti». E allora quello approvato oggi darà frutti se sarà meditato e accompagnato dalla preghiera.

Il pontefice ha voluto ringraziare sentitamente tutti per il lavoro svolto in questo mese di ottobre. A partire proprio dai giovani che hanno partecipato all’assiste dei vescovi come uditori: «Ci hanno portato la loro musica in questa aula. Musica è una parola diplomatica per dire chiasso, è cosi», ha detto sorridendo.

Un capitolo, infine, è stato dedicato ai migranti: «In alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi, a cui occorre reagire con decisione» afferma il documento finale del Sinodo sui giovani. «La preoccupazione della Chiesa riguarda in particolare coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema: molti di loro sono giovani».

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