Lanciati razzi verso Israele Oltre 100 feriti negli scontri

Continua a salire il bilancio dei dimostranti palestinesi feriti negli scontri odierni con reparti militari israeliani in Cisgiordania, a Gerusalemme est e lungo la linea di demarcazione con Gaza. Da fonti mediche palestinesi il quotidiano israeliano Maariv ha appreso che finora si ha notizia di 114 palestinesi che hanno necessitato soccorsi medici perché feriti da armi da fuoco, o intossicati da gas lacrimogeni o contusi da proiettili rivestiti di gomma. Due razzi sono stati lanciati dal nord di Gaza verso Israele. Lo ha riferito il portavoce militare israeliano secondo cui entrambi sono caduti all'interno dell'enclave palestinese. Nelle zone israeliane attorno alla Striscia poco prima erano risuonate le sirene di allarme e la popolazione è corsa nei rifugi.

«Facciamo appello per una nuova intifada contro l'occupazione e contro il nemico sionista, ed agiamo di conseguenza». Lo ha affermato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, in un discorso pronunciato dalla propria abitazione a Gaza e trasmesso dall'emittente di Hamas "al-Aqsa tv", mentre nelle strade della città si notano numerose manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti. «Il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti», ha aggiunto.

Le autorità palestinesi hanno proclamato per oggi lo sciopero generale in Cisgiordania, a Gerusalemme est e a Gaza per protesta contro le decisione del presidente Usa Donald Trump su Gerusalemme. Lo riporta l'agenzia Wafa che segnala uffici, negozi e scuole chiusi in molte città palestinesi. Già ieri notte, secondo la stessa fonte, ci sono state manifestazioni spontanee di protesta a Gerusalemme, Ramallah, Betlemme e anche nella Striscia. A mezzogiorno (ora locale) è prevista una manifestazione oggi presso la Porta di Damasco della Città Vecchia.

Benyamin Netanyahu è tornato a felicitarsi con Donald Trump per il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele («Ha legato per sempre il suo nome con la storia della nostra capitale») e ha rivelato che altri Paesi potrebbero seguire il suo esempio. «Siamo in contatto con altri Paesi affinché esprimano un riconoscimento analogo - ha detto il premier in un discorso al ministero degli Esteri - e non ho alcun dubbio che quando l'ambasciata Usa passerà a Gerusalemme, e forse anche prima, molte altre ambasciate si trasferiranno. È giunto il momento».

«In seguito ad un esame della situazione da parte dello Stato maggiore, è stato deciso che un certo numero di battaglioni saranno inviati come rinforzo in Giudea-Samaria (Cisgiordania)». Lo ha reso noto il portavoce militare israeliano. Le forze armate hanno messo in stato di allerta anche altre unità, ha aggiunto, «per far fronte a possibili sviluppi» legati alle proteste palestinesi per il riconoscimento Usa di Gerusalemme come capitale di Israele.

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