Al via la campagna elettorale Ma in quattro restano in carcere

Il presidente uscente, e candidato alla presidenza, in esilio; il suo vice in carcere, come altri candidati al parlamento, mentre inizia la campagna ufficiale per il voto del 21 dicembre. Saranno le «elezioni più importanti della storia della Catalogna», ha detto dall'esilio belga Carles Puigdemont, destituito dal premier spagnolo Mariano Rajoy con i poteri speciali che gli ha conferito il Senato per fermare la corsa verso l'indipendenza della regione ribelle. Saranno anche quelle più anomale. A poche ore dall'inizio ufficiale (a mezzanotte) della campagna, il giudice Pablo Llarena del Tribunale Supremo spagnolo ieri ha negato la libertà condizionale a Junqueras, accusato di «ribellione» dopo la proclamazione della «repubblica» catalana il 27 ottobre, con altri sette membri del Govern e i leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart.
Llarena ha liberato invece sei ministri con una cauzione di 100mila euro ciascuno. Per Junqueras, l'ex ministro degli Interni Joaquim Forn e i leader indipendentisti Sanchez e Cuixart, ha confermato l'arresto per possibile «reiterazione del reato». La decisione è stata annunciata mentre a Bruxelles un altro magistrato, però belga, ascoltava Puigdemont e i ministri in esilio con lui prima di prendere un decisione sulla richiesta di estradizione spagnola, il 14 dicembre. Con i possibili ricorsi la procedura potrebbe durare 2 mesi. I 10 detenuti di Madrid - 6 dei quali scarcerati ieri- e i 5 «esiliati» rischiano 30 anni di carcere per «ribellione».

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