Francia, esplode la rivolta contro il Jobs Act di Macron

Emmanuel Macron confrontato al primo vero test del suo mandato: quello della strada.

Mentre il presidente francese si trovava nelle Antille per una visita ai luoghi colpiti dall’uragano Irma, la Francia è scesa in piazza per sfilare contro la riforma del lavoro prevista dal governo.

La giornata di proteste è stata organizzata dalla Cgt, una delle principali sigle sindacali nazionali, che ha contato 400mila partecipanti in tutto il paese, di cui 60 mila a Parigi.

Numeri in netto contrasto con il m,inistero dell’Interno, che parla di 223mila persone in tutto, di cui solamente 24 mila nella capitale.
Al di là del consueto balletto sulle cifre, l’attenzione era focalizzata sulla presenza delle altre forze di opposizione.

Sebbene abbia indetto un altro sciopero per il 23 settembre, il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mèlenchon, ha preso parte alle proteste manifestando nel suo feudo a Marsiglia.

«Adesso chiudiamo la bocca e avanziamo con i sindacati» ha affermato il tribuno della gauche alternativa. In piazza anche Benoit Hamon, l’ex candidato socialista alle ultime presidenziali, ora a capo del suo ‘Mouvement 1 juillet’. Nel corteo si sono viste poi bandiere di Force Ouvrière e Cfdt, due sindacati che avevano dato forfait nei giorni scorsi.  Un fronte più unito del previsto, che dà fiducia all’opposizione in vista del prossimo appuntamento, il 21 settembre.

Immancabili, come ormai da tradizione, disordini tra alcuni manifestanti e le forze dell’ordine, che nel complesso non hanno disturbato lo svolgimento delle manifestazioni. Dopo aver risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre a Parigi, la polizia ha arrestato quattro persone, mentre altre sette sono rimaste lievemente ferite.

La prefettura ha fatto sapere che nella capitale sono stati riportati alcun danni a vetrine di banche e a cartelli pubblicitari posizionati lungo il percorso della manifestazione.

Gli agenti hanno contato circa «300 persone incappucciate».
Tafferugli anche in altre città francesi, come Lione, Nantes e Caen, dove le forze dell’ordine hanno arrestato diverse persone.

L’iniziativa «è riuscita» ha affermato il numero uno della Cgt, Philippe Martinez,  soddisfatto della «mobilitazione molto forte» registrata nelle 180 città francesi.  

Dal canto suo, il ministro del lavoro, Muriel Penicaud, si è rifiutata di commentare le proteste, limitandosi ad affermare che «in una democrazia ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni».

Come i suoi predecessori, Macron si ritrova dover fare i conti con quella che si preannuncia una «stagione calda», anche se i numeri di oggi lasciano supporre che la mobilitazione sarà inferiore a quella dello scorso anno contro la riforma presentata da Francois Hollande.

Tra i vari slogan, canti e formule urlati in questa giornata di protesta, la parola d’ordine resta faineants, fannulloni, scandita a gran voce dai partecipanti dopo l’uscita del presidente di qualche giorno fa ad Atene, quando ha utilizzato questo termine per definire coloro che sono contrari al disegno di legge.
Una mossa che non ha certo contribuito a calmare gli animi dei manifestanti.

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