Alta tensione in Venezuela, ucciso candidato Costituente a Bolivar

Un candidato all'Assemblea Costituente venezuelana, è stato ucciso ieri notte nella sua casa a Ciudad Bolivar, capitale dello stato di Bolivar, nel Sudest del paese. La notizia, diffusa dai media locali, è confermata dalla Procura Generale, che ha identificato la vittima in José Felix Pineda (39 anni), precisando che "un gruppo di persone ha fatto irruzione nella sua casa" e lo ha "ucciso con colpi di arma da fuoco". Sale così a 113 il bilancio delle vittime dall'inizio delle proteste, ad aprile scorso.

Sono almeno tre i venezuelani morti durante la notte scorsa mentre partecipavano alle proteste contro l'Assemblea Costituente promossa dal governo di Nicolas Maduro su cui oggi il paese è chiamato a votare.

Il Papa e la Segreteria di Stato vaticana si sono "impegnati molto" per cercare una soluzione nella crisi del Venezuela, che deve essere "pacifica e democratica". Il Vaticano lo ha fatto, "cercando di aiutare tutti, indistintamente, e richiamando ciascuno alle proprie responsabilità". Lo ha detto oggi il cardinal Pietro Parolin, rispondendo ai cronisti sull'azione della Santa Sede riguardo alla situazione nel paese sudamericano. "Il criterio dev'essere solo il bene di quella popolazione" ha aggiunto Parolin. "I morti sono troppi - ha sottolineato il cardinale - e credo non ci siano altri criteri da seguire se non il bene di quella gente. Bisogna trovare una maniera pacifica e democratica per uscire da questa situazione, e l'unica strada è sempre la stessa: ci si deve incontrare, parlare, ma seriamente, per farne uscire un cammino di soluzione".

In Venezuela regna un clima di timore e tensione, con strade bloccate da barricate in molte delle principali città del paese e nuove ondate di brutale repressione da parte delle forze dell'ordine. L'opposizione ha rilanciato la sua parola d'ordine di astensione alle elezioni - "Domenica, tutti a casa", è lo slogan più comune - mentre gruppi giovanili autonominatisi "La Resistenza" mantengono le mobilitazioni di piazza, affrontando la Guardia Nazionale e i "colectivos" (gruppi armati irregolari del chavismo) nelle strade del paese. Secondo l'ultimo sondaggio diffuso dalla Datanalisis, una maggioranza schiacciante (72,7%) dei venezuelani si oppone all'Assemblea Costituente, e solo il 20,4% la appoggia, ma come ha sottolineato il direttore dell'istituto demoscopico, Luis Vicente Leon, queste cifre probabilmente non danno un'indicazione certa sul tasso di affluenza di domenica.

Si moltiplicano infatti le testimonianze sulle minacce e i ricatti a cui sono sottoposti gli elettori - a partire dagli impiegati pubblici - perché partecipino al voto. Sui social circolano per esempio le istruzioni date da uno dei vicepresidenti dell'azienda petrolifera statale Pdvsa, nelle quali avverte che qualsiasi dirigente che non partecipi alle elezioni e non si assicuri che anche i suoi dipendenti lo facciano sarà licenziato la settimana prossima. E' difficile valutare che percentuale dei circa 2,8 milioni di impiegati pubblici del paese finirà per cedere al timore o al ricatto, e che impatto avrà il sistema di monitoraggio creato del governo per controllare il voto dei gruppi più vulnerabili, che dipendono dall'assistenza sociale per la loro sussistenza. Garantire un'alta affluenza alle urne è diventata la priorità assoluta del governo, dopo che lo scorso 16 luglio l'opposizione ha organizzato un referendum contro la Costituente, senza valore legale, al quale hanno partecipato oltre 7,3 milioni di elettori. 

D'altra parte, le elezioni si svolgeranno senza alcun monitoraggio esterno e in condizioni che permetterebbero una manipolazione dei risultati: si ignora, per esempio, chi ha confezionato le liste degli aventi diritto al voto per le elezioni "settoriali", che di fatto voteranno due volte, perché voteranno anche in quelle per criterio territoriale. Dopo la violenza che ha segnato lo sciopero nazionale convocato dall'opposizione la settimana scorsa - 8 morti, decine di ferite e oltre un centinaio di arresti in 48 ore - cresce anche il timore di nuovi scontri di piazza: tanto la polizia come i ragazzi della "Resistenza" sembrano ormai pronti a tutto e fuori da ogni controllo. E così, mentre altre linee aeree - oggi Air France e Iberia - annunciano la sospensione dei loro voli su Caracas "per motivi di sicurezza", l'ultimo appello al dialogo lanciato dall'ex premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero è caduto nel vuoto. Sembra chiuso definitivamente il tempo della trattativa, ma nessuno sa dove potrebbe portare una nuova fase di radicalizzazione della crisi.

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