Stop alla May: primo partito ma non ha la maggioranza

A spoglio delle schede ormai quasi completato, si conferma lo smacco di Theresa May, in lieve vantaggio rispetto ai Labour e senza una maggioranza che le consenta di governare la Brexit. Si profila un parlamento bloccato, «appeso» ad eventuali alleanze, allo stato assai improbabili.
Ma May non avrebbe intenzione di dimettersi e non vuole permettere a Bruxelles di rinviare i negoziati sulla Brexit col pretesto che «non c’è un governo in Gran Bretagna».

Moscovici, avvio negoziati Brexit non in discussione

Il Labour di James Corbyn guadagna voti e seggi, e chiede, già nella notte, le dimissioni del primo ministro. La ministra dell’Interno Rudd salva il suo seggio per un pugno di voti. Fuori l’Ukip rimasto a bocca asciutta. Finisce il dominio Snp in Scozia e il referendum si allontana. Sterlina in forte calo.

«L’hard Brexit e la stessa Brexit escono sconfitte dalle elezioni» che hanno segnato anche un nuovo colpo al populismo poichè l’Ukip di Farage praticamente «scompare». Questo è il primo commento del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.

Il primo ministro britannico, Theresa May, non avrebbe intenzione di dimettersi dopo il risultato elettorale di questa notte che vede il suo partito perdere la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Lo riporta SkyNews citando fonti del partito conservatore. La premier britannica parlerà alle 10 ora locale, le 11 in Italia.

«Colloqui inutili», in corso tra i Conservatori e gli unionisti nordirlandesi del Dup per formare una coalizione di governo.
McDonnell, ‘Labour pronto a formare governo’
Niente maggioranza assoluta per il Partito Conservatore di Theresa May alle elezioni britanniche di ieri. Lo ufficializza la Bbc, quando mancano all’appello i risultati di una trentina di collegi appena su 650. Al momento i Tory sono quasi a 300 seggi e il Labour di Jeremy Corbyn oltre 250. La previsione finale si attesta per Conservatori a 318, quindi sotto la soglia magica di 326. Significa che si va verso un ‘hung Parliament’, un “Parlamento impiccato” alla necessità di dar vita a fragili coalizioni o a governi di minoranza.

Osborne, la «hard Brexit» è finita nella spazzatura

«La ‘hard Brexit’ è finita nel cestino della spazzatura stanotte. Theresa May sarà probabilmente uno dei primi ministri con il mandato più breve della nostra storia». Lo ha detto a Itv news l’ex cancelliere dello scacchiere, il conservatore George Osborne, contrario all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.

Ed Miliband, May ha perso autorità per negoziare Brexit

«Theresa May non può ora negoziare la Brexit perché ci ha detto che perdere la maggioranza avrebbe distrutto la sua autorità. E così è stato». Lo scrive su Twitter l’ex leader laburista Ed Miliband, uscito sconfitto dal voto del 2015.

Bufera nei Tory, «May consideri sua posizione»

Arrivano le prime, velate richieste di dimissioni a Theresa May, anche dall’interno del Partito Conservatore, dopo il risultato elettorale di ieri: a livelli record in termini percentuali, analoghe alle migliori prove di Margaret Thatcher, eppure disastrosamente sotto la maggioranza assoluta di che la premier si proponeva di consolidare in termini di seggi. Anche per colpa dell’inattesa resurrezione del Labour di Jeremy Corbyn, risalito a sua volta oltre il 40%. La premier «dovrebbe considerare ora la sua posizione», ha detto alla Bb, Anna Soubry, deputata anti-Brexit e da tempo voce critica nei confronti di May, rieletta d’un soffio dopo un primo annuncio ufficioso che l’aveva data per sconfitta. Una frase che tutti gli osservatori in studio hanno interpretato come un benservito. Ironico il commento di William Hague, ex leader Tory, che ha scritto: «Il nostro partito è una monarchia temperata dal regicidio».

Fine dominio Snp in Scozia, referendum si allontana

Colpo di freno al dominio degli indipendentisti scozzesi dell’Snp in Scozia, che nelle elezioni britanniche di ieri non sono riusciti a ripetere il quasi «cappotto» realizzato nel 2015, quando espugnarono 56 dei 59 collegi del territorio del nord. Stavolta si dovranno accontentare di 32, secondo le proiezioni e i primi risultati, avendone persi diversi a vantaggio di Conservatori, Laburisti e Liberaldemocratici. In termini percentuali, il partito di Nicola Sturgeon resta primo, ma perde 14 punti, mentre il Labour ne guadagna 3 collocandosi al secondo posto e i Tory addirittura 10, inserendosi subito dietro al terzo. Sturgeon ha ammesso che sulla base di questi risultati occorrerà fare «una riflessione» sulla richiesta di un secondo referendum per l’indipendenza in tempi brevi, referendum che lo stesso Snp aveva invocato prima del voto come risposta alla Brexit. Nel contempo la first minister di Edimburgo ha insistito che la vera sconfitta di queste elezioni a livello nazionale «è stata Theresa May».

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