Un trentino a pochi metri dai terroristi a Londra: «Urla, sirene e sangue, poi gli spari»

di Matteo Lunelli

Il confine tra la vita e la morte, a volte, può essere trovarsi sul lato «giusto» di una strada, poche decine di secondi prima che accada l’impensabile.

Col senno di poi, infatti, il fatto di essere sul lato sinistro del marciapiede invece che su quello destro ha salvato il trentino Christian Vinante, fiemmese di Carano. 

Sabato notte a Londra si è ritrovato a pochissimi metri dal luogo dell’attentato e a pochissimi secondi dall’incrociare uno dei terroristi. «

Ero al lavoro in un ristorante italiano, Giuseppe’s, e sono uscito a prendere una boccata d’aria. Come sempre c’erano un paio di pattuglie della polizia, a poca distanza. Poi all’improvviso sono passate alcune persone di corsa e in pochi secondi una serie di macchine della polizia, una dopo l’altra, a sirene spiegate. Sono rientrato nel ristorante e il proprietario ha detto “è successo un casino”. Sono uscito di nuovo e si sono sentiti degli spari».  

Il racconto è tanto drammatico quanto lucido: dodici ore dopo Vinante ripercorre quei momenti. Grazie, anche, a una serie di video.
«In quel momento ho cercato di restare lucido e ho preso il telefonino iniziando a fare un video in diretta dal mio profilo Facebook: la polizia dice sempre di fare delle riprese, perché possono essere utili in un secondo momento per ricostruire i fatti o riconoscere gli attentatori».  

Dalle immagini è facile intuire l’angoscia e la tensione di quei minuti: sta accandendo qualcosa, ma non si sa bene cosa. E non si sa, soprattutto, se si è al sicuro o meno.
«Dopo gli spari siamo rientrati nel ristorante. Inizialmente si pensava a qualche “local gang”, a una rissa o qualcosa di simile. Poi è arrivato improvvisamente un fiume di persone di corsa, tra urla disperate. Praticamente di fronte si vedevano due uomini a terra, con sangue alla bocca. Un poliziotto ha battuto sul vetro e ci ha ordinato di scendere di sotto, dove ci sono le sale del ristorante. Pochi minuti e lo stesso poliziotto è tornato urlandoci di uscire subito, in fretta. Non si capiva cosa stesse accandendo: c’erano tracce di sangue sui vestiti delle forze dell’ordine, sirene, gente che urlava, gente che piangeva, gente che si sentiva male. Qualcuno ha parlato di coltelli. Uscendo la polizia ci ha fatto da scudo, c’erano le forze speciali con mitra e fucili».  

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Il racconto è incredibile: un momento di relax all’aria aperta e in pochi secondi polizia, sirene, sangue, spari, urla e panico. Senza poter sapere cosa stia accadendo, dove, se tutto sia finito o in corso. E, ovviamente, senza capire il perché: ma quella è una domanda che resta anche dopo.
«Scappando tutti tenevamo le mani alzate, la polizia ci guardava: nemmeno loro, in quei minuti, sapevano chi fossero i buoni e chi i cattivi. Alla fine ci siamo rifugiati a casa di un’amica che abita in zona».
Lì Vinante, che vive a Londra da più di 15 anni, ha iniziato a capire la dinamica dell’attacco: prima la macchina che travolge i pedoni, poi i terroristi con i coltelli che si sono diretti verso Borough Market. «Il momento peggiore è stato dopo gli spari: c’è stato qualche minuto di calma, poi all’improvviso le persone che correvano. Non si capiva se tutto fosse finito o se tutto stesse iniziando. E naturalmente non si poteva sapere chi avesse sparato a chi».

Quello che era un normale sabato sera di lavoro è diventata una nottata da brividi. «Io lavoro come cantante, faccio degli spettacoli anche nei ristoranti con le canzoni di Frank Sinatra. La scorsa notte avevo appena finito e sono uscito un attimo. Poi è accaduto l’impensabile. Le stesse persone che fino a pochi minuti prima stavano cantando e ballando da Giuseppe’s ora scappavano in lacrime. Anche il proprietario e i cuochi ovviamente hanno vissuto in prima persona quell’attacco. Vorrei spendere una parola per ringraziare ed elogiare la polizia della City: sono arrivati immediatamente, poi ci hanno aiutato, scortato e protetto mantenendo la calma e gestendo alla perfezione la situazione. In quei momenti non è facile capire ed è invece facilissimo farsi prendere dal panico. Adesso non resta che pregare per le vittime di questo ennesimo attentato e sperare che i feriti riescano a riprendersi».

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