L'attentato a Manchester, ragazza trentina al concerto «Terribile: abbiamo sentito il botto, c'era fumo Sono scappata di corsa con il mio ragazzo»

di Matteo Lunelli

«È stato terrificante: abbiamo sentito il botto, poi stavamo scendendo le scale e un uomo ci ha urlato "scappate, è scoppiata una bomba": ho preso per mano il mio ragazzo, abbiamo visto il fumo denso e sentito le urla, e siamo riusciti a uscire di corsa.

All'esterno stavano arrivando le macchine della polizia e c'erano centinaia di persone, tanti genitori al telefono che provavano a chiamare le figlie all'interno del palazzetto. Abbiamo corso e siamo saliti sul primo autobus.

Appena seduta ho chiamato mia mamma, per dirle che era successo qualcosa di grave ma ero viva. Poi a casa abbiamo guardato le televisione, i siti e i social network e iniziato a capire cosa fosse successo, trascorrendo tutta la notte svegli a piangere».

Una serata di divertimento che si è trasformata in una notte drammatica, con l'attentato suicida al concerto di Ariana Grande, che ha colpito soprattutto giovanissimi: 22 morti, 120 feriti e 12 persone ancora disperse.

A raccontare è Giada Sassolino (nella foto a fianco insieme al fidanzato veneto Michele Trento) , venticinquenne di Trento, che da un anno vive e lavora a Manchester. [[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1588436","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]

«Ho studiato al Vittoria e poi mi sono laureata in Lettere, sempre a Trento. Avevo un lavoro a tempo indeterminato, ma volevo fare un'esperienza all'estero, per imparare la lingua, così con il mio ragazzo, Michele Trento, un anno fa ci siamo trasferiti qui. Lunedì sera siamo andati alla Manchester Arena, che conosciamo bene visto che siamo andati altre volte a sentire qualche concerto e trascorrere una serata insieme divertendoci».

Quando le telefoniamo la giovane trentina si sta recando al lavoro, passando per il centro di Manchester. E ci racconta quanto accaduto.

«Dopo aver lavorato siamo andati all'Arena: il concerto è stato bello, anche se ero stanca e non vedevo l'ora che finisse per tornare a casa. Appena terminata l'ultima canzone si sono accese le luci ed è partita la musichetta che accompagna fuori il pubblico e io ho preso il telefono per guardare l'ora: tra le 22.32 e le 22.35 si è sentito un botto molto forte. Eravamo nell'anello superiore e ho guardato sotto, agitata e preoccupata. Una ragazza mi ha vista tesa e mi ha detto "stai tranquilla, non sarà nulla".

Poi abbiamo iniziato a scendere e a quel punto il caos: c'erano ragazzine che si lanciavano giù dalle balaustre per uscire più in fretta e un uomo di ha urlato "una bomba, scappate". Siamo riusciti ad arrivare all'esterno, nei volti di tutti vedevamo la disperazione. Abbiamo corso e poi siamo saliti sul primo autobus. A quel punto ho telefonato a mia mamma, dicendole che non sapevo esattamente cosa fosse accaduto ma che stavamo bene. Lei sapeva che eravamo al concerto e quindi ho preferito avvertirla subito prima che le notizie arrivassero in Italia».

Col senno di poi un particolare non sfugge a Giada: «All'ingresso non c'è stato alcun controllo, zero assoluto. Io avevo anche una borsa con i vestiti del lavoro, ma niente. A marzo eravamo stati all'Arena per un altro concerto e quella volta ci avevano aperto borse e zaini, sequestrandoci acqua e tramezzini, e perquisito. Ieri invece niente e visto quello che è accaduto abbiamo ripensato a questa differenza nei controlli».

Pensieri durante una notte insonne, con l'adrenalina e la paura ancora addosso. «Abbiamo seguito sui telegiornali, sui siti e sui social l'evolversi delle notizie, con ansia e paura, piangendo per tutte quelle ragazzine innocenti. È incredibile pensare a quello che è successo. Tra l'altro io e Michele avevamo in programma una piccola vacanza per festeggiare i nostri dieci anni insieme ma l'abbiamo rinviata proprio per poter andare al concerto di Ariana Grande».

Giada sale sull'autobus e ci saluta. Sta andando al negozio dove lavora come commessa. «Sono un po' preoccupata, soprattutto per Michele che lavora in centro, visto che la polizia ha detto di evitare certe zona. Ma bisogna ripartire e vivere normalmente, nonostante quello che abbiamo visto poche ore fa».

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