Aleppo, ancora bombe nuova strage di bambini

La città siriana di Jarablus, al confine turco, è stata strappata all'Isis e le forze curde hanno accettato di ritirarsi ad est dell'Eufrate, abbandonando ad un consiglio militare la città di Manbij da cui due settimane fa avevano cacciato i jihadisti dello Stato islamico con l'aiuto degli Usa.

La Turchia sembra avere raggiunto gli obiettivi dell'operazione "Scudo dell'Eufrate", lanciata mercoledì, quando le sue forze speciali avevano varcato il confine con la Siria. Ma Ankara avverte che per ora i suoi militari rimarranno a Jarablus.

Ad Aleppo invece gli attivisti denunciano l'ennesima strage di civili e bambini per un bombardamento con barili-bomba effettuato da elicotteri governativi siriani su un quartiere della città martire in mano agli insorti.

L'Aleppo Media Center fornisce un bilancio di 13 uccisi.

L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) parla di 15 morti, dei quali 11 minorenni. Osama Abo Elezz, un medico citato dall'Ap, afferma che i bambini uccisi sono 10, compreso uno di due mesi e una bambina di 3 anni. Usa e Russia, nel frattempo, tornano a discutere di una possibile azione congiunta che, nelle intenzioni di Washington, dovrebbe portarli a concentrarsi sulla lotta all'Isis con bombardamenti congiunti in Siria.

Il segretario di Stato John Kerry e il ministro della Difesa Serghei Lavrov si incontreranno domani a Ginevra, da dove oggi l'inviato speciale dell'Onu, Staffan De Mistura, è tornato a chiedere una tregua di almeno 48 ore per portare aiuti umanitari alla popolazione di Aleppo, sia nella parte orientale in mano agli insorti, sia in quella occidentale controllata dal governo.

"La Russia ha già detto di sì, ora aspettiamo la risposta degli altri, i nostri convogli sono pronti a partire", ha sottolineato De Mistura. Ma per ora la popolazione di entrambe le parti continua a rimanere ostaggio dei combattimenti.

E prima della notizia della strage di bambini, altri 8 civili erano stati uccisi da razzi lanciati da gruppi di insorti sui quartieri controllati dai lealisti. A minacciare i tentativi di collaborazione tra Usa e Russia potrebbe essere un nuovo scontro all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dopo che un'inchiesta durata un anno delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha stabilito che il regime siriano ha usato in almeno due occasioni gas cloro nei bombardamenti, e una volta l'Isis ha impiegato iprite.

Se gli americani dovessero chiedere di sanzionare il governo di Damasco, potrebbero trovarsi ad affrontare la resistenza di Mosca e della Cina.

Secondo media di Ankara oggi altri 10 carri armati turchi hanno varcato il confine con la Siria, aggiungendosi ai 20 di ieri, nell'ambito dell'operazione "Scudo dell'Eufrate", in cui sono impegnati anche 350 militari a terra e aerei che bombardano le postazioni dell'Isis insieme a quelli americani.

E per ora non se ne andranno. La Turchia, ha detto il ministro della Difesa di Ankara, Fikri Isik, "ha diritto a rimanere" con il suo esercito nel nord della Siria finchè la zona di Jarablus non sarà totalmente sotto il controllo dei ribelli dell'Esercito siriano libero (Esl), entrati anch'essi dal territorio turco.

Ma la preoccupazione principale di Ankara sembra quello di tenere lontani dalla frontiera le formazioni curde dell'Ypg, che con la conquista di Jarablus avrebbero potuto saldare vasti territori sotto il loro controllo nel nord della Siria.

È stato John Kerry a comunicare al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che le forze curde avevano cominciato a ritirarsi ad est dell'Eufrate, come chiesto dalla Turchia e promesso dagli Stati Uniti. Il ministro Isik ha confermato che l'abbandono dei curdi è iniziato e dovrebbe completarsi "entro due settimane".

Oltre che con gli Usa la Turchia sembra intenzionata a rimanere in stretto contatto anche con la Russia, tenend

ola informata sulle proprie mosse militari. Sempre fonti di stampa turche hanno detto infatti che la situazione sarà esaminata domani ad Ankara in un incontro tra i capi di Stato maggiore delle forze armate russe e turche, Valeri Gherasimov e Hulusi Akar. Intanto il primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha annunciato oggi che le forze governative hanno strappato all'Isis la città di Qayyara, una sessantina di chilometri a sud di Mosul, la 'capitalè dello Stato islamico in Iraq. La vittoria odierna, ha aggiunto Al Abadi, rappresenta "un passo importante" per la riconquista di Mosul. Le forze governative sono entrate a Qayyara dopo una settimana di combattimenti. Il mese scorso avevano strappato all'Isis una vicina base aerea.

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