Bangladesh, 9 gli italiani uccisi nell'attentato Isis al ristorante

Ore d’angoscia e di sangue e nove morti italiani in Bangladesh. 

Erano quasi tutte persone che lavoravano nel settore tessile, imprenditori e manager soprattutto, le vittime italiane dell'attacco terroristico in un ristorante di Dacca in Bangladesh.
Venti le vittime complessive, di cui sette giapponesi.

Il commando era composto da cinque persone, di cui Isis ha pubblicato le foto. I terroristi hanno interrogato gli ostaggi su brani del Corano e chi non li sapeva veniva ucciso.

Una strage, una strage di imprenditori tessili italiani. Tutti rimasti intrappolati e uccisi nel locale dove stavano cenando, l’Holey Artisan Bakery di Dacca, assaltato ieri sera da un commando di miliziani affiliati all’Isis nel quartiere diplomatico della capitale bengalese. Lo stesso quartiere dove il 28 settembre dello scorso anno un altro italiano, il veterinario e cooperante Cesare Tavella, fu ammazzato mentre faceva jogging.

Sono nove le vittime accertate di questo massacro consumato alla vigilia delle vacanze: alla fine del Ramadan in Bangladesh c’è un periodo di feste e tutti gli expat (la comunità degli espatriati) ne approfittano per tornare a casa.

Ecco chi sono i nostri connazionali morti nell'assalto

Cristian Rossi, l'imprenditore del Nord-Est . Sposato e padre di due gemelline di 3 anni, Rossi era stato manager alla Bernardi. Dopo alcuni anni si era messo in proprio. Era in Bangladesh per motivi di lavoro. A Feletto Umberto (Udine), dove l'uomo abitava con la famiglia.

Marco Tondat, l'imprenditore del Nord-Est -  Aveva 39 anni Marco Tondat ucciso a Dacca. Era nato a Spilimbergo (Pordenone), ma viveva a Cordovado. "Ci eravamo sentiti ieri mattina - ha riferito il fratello - doveva rientrare in Italia per le ferie e abbiamo concordato alcune cose, lo aspettavo per lunedì. Era un bravo ragazzo, intraprendente e con tanta voglia di vivere". Il fratello di Tondat ha quindi detto che Marco "era partito un anno fa, perchè in Italia ci sono molte difficoltà di lavoro e ha provato ad emigrare. A Dacca era supervisore di un'azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità. A tutti voglio dire che quanto accaduto deve far riflettere: non è mancato per un incidente stradale. Non si può morire così a 39 anni".

Claudia Maria D'Antona, il suo scopo era aiutare il prossimo - "Mia sorella Claudia e suo marito Giovanni erano una coppia fantastica, due persone d'oro, con un grande impegno nel volontariato". Così Patrizia D'Antona, all'ANSA. "Finanziavano - spiega - un'associazione che porta esperti di chirurgia plastica in Bangladesh per curare le donne sfregiate con l'acido. Aiutare il prossimo era sempre in cima ai pensieri di Claudia e di suo marito. Si erano sposati due anni, con una bellissima cerimonia a Dacca, dove avere convissuto per oltre 20 anni".

Nadia Benedetti, la manager che amava il canto - Adorava cantare, la musica e le canzoni di Franco Califano. Ogni volta che tornava nella sua Viterbo non mancava mai di passare al karaoke nel ristorante del fratello Paolo. Sorrideva, si divertiva. Chi la conosceva la ricorda come una persona gioiosa, da sempre dedita al lavoro che l'ha portata a girare mezzo mondo, fino ad arrivare in Bangladesh, dove ieri è rimasta vittima del cruento attentato di Dacca, per mano di quelli che la nipote Giulia, su Facebook, definisce "un branco di bestie". Nei prossimi giorni l'amministrazione comunale rispetterà un giorno di lutto per ricordare Nadia Benedetti, manager 52enne e figlia di imprenditori che proprio da Viterbo ha mosso i primi passi nell'industria tessile.

Simona Monti aspettava un bambino e aveva già prenotato un volo che all'inizio della prossima settimana l'avrebbe riportata in Italia, a Magliano Sabina (Rieti), per un lungo periodo di aspettativa. Simona Monti, la 33enne reatina morta nell'attentato all'Holey Artisan Bakery di Dacca insieme ad altri 8 italiani, dalla scorsa estate, dopo diverse esperienze di studio e lavorative in oriente, aveva scelto il Bangladesh per vivere e lavorare in un'azienda tessile.

Maria Riboli mamma di una bimba di 3 anni, spesso in giro per il mondo per il suo lavoro in un'impresa che si occupa di abbigliamento, Maria Riboli avrebbe compiuto 34 anni il prossimo 3 settembre. La vittima bergamasca dell'attentato terroristico di ieri sera a Dacca era nata ad Alzano Lombardo, in valle Seriana. La sua famiglia è originaria di Borgo di Terzo, piccolo centro della valle Cavallina. Dopo il matrimonio, celebrato il 21 marzo 2006, Maria Riboli si era trasferita con il marito Simone Codara a Solza, paese di duemila abitanti dell'Isola bergamasca, oggi scosso per la notizia della morte della giovane concittadina e mamma. Maria Riboli lavorava nel settore dell'abbigliamento e si trovava in viaggio per lavoro per conto di un'impresa tessile. Da diversi mesi era in Bangladesh.

Adele Puglisi, una donna "buona, solare, che amava viaggiare e il mare". Era così per gli amici e i parenti Adele Puglisi, 54 anni, una delle vittime italiane della strage di Dacca. Assassinata alla vigilia del suo rientro a Catania, dove abitava, anche se nella sua città d'origine, raccontano i vicini, "stava al massimo 20 giorni l'anno", perché, spiegano, "era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro". Era lei stessa a descriversi così sul suo profilo Facebook, pubblicando sue foto al sole e al mare. Lei vittima del terrorismo islamico su Fb il 16 novembre del 2015 aveva postato la prima pagina di 'Libero' sulla strage di Parigi commentando il titolo ('Bastardi islamici') con un secco "è vergognoso" e aderendo a una petizione che lo contestava. Ma sul social network ricostruiva anche la sua vita lavorativa: era a Studiotex fino al 2010, poi è partita e si è trasferita nello Sri Lanka. Fino ad aprile del 2014 quando ha cominciato a lavorare per Artsana, come manager quality control a Dacca.

Vincenzo D'Allestro, l'imprenditore tessile del Sud - Abitava nella mansarda di una palazzina rosa di quattro piani che si affaccia su via don Girolamo Marucella, ad Acerra (Napoli), l'imprenditore tessile Vincenzo D'Allestro, 46 anni, ucciso da un commando dell'Isis a Dacca, in Bangladesh. Nel Parco Azalea, dove D'Allestro abitava con la moglie Maria Gaudio, sono stati i giornalisti a portare la notizia che ha gettato nello sgomento quanti conoscevano la coppia. Secondo quanto si appreso da alcuni condomini l'imprenditore era quasi sempre fuori per lavoro.

Claudio Cappelli, l'impreditore del Nord - Aveva una impresa nel settore tessile che produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo. "Diceva di avere avuto una esperienza positiva e di essere contentissimo. Era da più di 5 anni impegnato in questa 'avventura'. Era entusiasta e diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene" ricorda con dolore il console generale onorario del Bangladesh in Veneto, l'avvocato Gianalberto Scarpa Basteri .

 


 

«Siamo come una famiglia che ha subito una perdita dolorosa ma che non ha nessuna intenzione di darla vinta a chi pensa che la distruzione dei nostri valori sia l’obiettivo al quale consacrare la propria esistenza. Noi siamo più forti»: Matteo Renzi ha la voce incrinata da un’emozione forte e il viso stanco per le ore notturne passate a sperare, in contatto con le famiglie degli undici ostaggi e con le autorità bengalesi. Siamo come una famiglia dice il premier. E il Presidente Sergio Mattarella torna a casa, interrompe la sua visita di Stato in America Latina, si limita agli incontri strettamente istituzionali a Città del Messico, «per partecipare al lutto della nazione e rendere omaggio alle vittime». «Davvero un prezzo molto alto per l’Italia. Ora una risposta unanime per questo orrore senza confini», si addolora il Capo dello Stato.

Ancora giorni di dolore, ancora bare da accogliere, ancora sgomento. Siamo «davanti alla tragedia, l’ennesima, di un estremismo radicale di matrice islamica che continua a trascinare nel sangue le storie di innocenti in tante parti del mondo», dice il premier in una breve dichiarazione alla stampa a Palazzo Chigi.

«L’Italia tutta insieme, tutta intera, tutta unita oggi dia un messaggio di dolore e di compassione, pianga le lacrime della solidarietà e del cordoglio, ma dia anche un senso di grande determinazione, forza, decisione. L’Italia non arretra. Davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, gli italiani sono colpiti ma non piegati. Un popolo tenace».

Adesso un velivolo della presidenza del consiglio dei ministri è in volo verso il Bangladesh, la priorità è stringersi intorno al dolore delle famiglie, rispettare il loro diritto di sapere per prime. «A Dacca e ovunque nel mondo il terrorismo non vincerà. Difenderemo sempre diritti e libertà. Mi stringo a tutte le vittime e ai loro cari», assicura il Presidente del Senato Pietro Grasso. «Il bilancio è il più tragico che si potesse temere, e al dolore per la strage si aggiunge l’orrore per i modi particolarmente efferati con i quali i terroristi islamisti hanno dato la morte agli ostaggi», porta il cordoglio della Camera dei Deputati la Presidente Laura Boldrini.
Non cade nel vuoto l’appello di Renzi «a tutte le forze politiche e sociali di questo Paese per vivere insieme questa pagina di dolore, nella assoluta convinzione che non faremo mancare nessun tipo di impegno, perchè i valori che fanno grande l’Italia e la rendono un punto di riferimento nella lotta per la civiltà nel mondo possono esser difesi ovunque». Non ci sono margini per trattare con i terroristi del Daesh, è la risposta unanime che va dal Pd alla Lega. E per una volta non è fuori dal coro il leader leghista Matteo Salvini, che sprona ad «attaccare l’ISIS, ovunque e con ogni mezzo».
Le bandiere sono a mezz’asta al Quirinale e a Palazzo Chigi.

Il dolore, le famiglie già colpite, lo conoscono bene. Persone in carne ed ossa che il premier oggi vuole ricordare: il padre, la madre, il fratello, la nonna e il fidanzato della splendida Valeria Solesin, la ragazza veneta uccisa dall’Isis al Bataclan.
E con lei Renzi pensa «alle famiglie accolte a Ciampino poco più di un anno fa: Venivano dal Bardo, dal Museo di Tunisi, sopravvissuti e amici delle vittime». «Se ci sono 8000 chilometri tra Tunisi e Dacca, tra la Tunisia ed il Bangladesh, la scia di sangue è la stessa - segue il suo filo rosso il premier -. I terroristi vogliono strappare la quotidianità della nostra vita e noi abbiamo il dovere di rispondere con ancora più decisione e determinazione in difesa dei nostri valori, di cui siamo orgogliosi e fieri. I nostri valori sono più forti delle loro fobie. Ricordiamocelo adesso e onoriamo così questi nostri fratelli d’Italia caduti».

«Viva l’Italia», stringe tra le mani i suoi appunti il premier e se ne va.

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