Pressing della Germania e di altre 5 nazioni «I controlli alle frontiere devo proseguire»

Nuove pressioni sulla Commissione europea. Il governo tedesco, assieme a quelli di Francia, Austria, Belgio, Danimarca e Svezia chiedono «altri sei mesi per fermare i flussi ai confini»

Il governo tedesco, assieme a quelli di Francia, Austria, Belgio, Danimarca e Svezia, preme sulla Commissione europea affinché attivi la procedura straordinaria che consente il prolungamento dei controlli alle frontiere interne nell'area Schengen, per altri sei mesi. Secondo l'agenzia di stampa Dpa, il governo tedesco voterà già domani mattina l'invio della lettera a Bruxelles. E mentre la stima dei dispersi del naufragio di migranti avvenuto venerdì sera al largo di Sabratah, nell'ovest della Libia, sale a quota 84 (secondo il portavoce italiano di Oim), il premier Matteo Renzi da Palermo lancia la proposta di un «patto per l'Africa», per affrontare alla radice il fenomeno delle migrazioni, invitando l'Unione europea «a non girarsi dall'altra parte».

Ma la preoccupazione tra i 28 membri dell'Unione è forte. Lo dimostra l'iniziativa congiunta dei sei Paesi del nord Europa, che il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere spiega così: «Anche se la situazione dei profughi ai confini lungo la rotta balcanica al momento si è calmata, guardiamo con preoccupazione agli sviluppi alle frontiere esterne dell'Ue». Gli stati «devono poter adottare controlli in maniera flessibile se necessario». Nella sua roadmap per tornare ad un normale funzionamento dell'area Schengen entro l'anno, la Commissione Ue si era già impegnata a pronunciarsi sulla questione dei controlli, con una comunicazione, entro il 12 maggio, visto che Berlino e Vienna saranno le prime ad esaurire il tempo concesso dalle norme ordinarie del Codice, rispettivamente il 13 ed il 16 di maggio.

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Ma l'attivazione della procedura è strettamente collegata al giudizio sulla gestione delle frontiere esterne della Grecia e otterrà disco verde solo dopo che Bruxelles avrà certificato il sussistere di «gravi carenze» nell'operato di Atene. Gli esperti stanno ancora vagliando il rapporto arrivato dal governo ellenico il 26 aprile, ed è possibile che il verdetto possa arrivare già mercoledì. Ma mercoledì sarà un importante banco di prova anche per la tenuta dell'accordo Ue-Turchia, cruciale per i 28 per evitare gli sbarchi in Grecia. Bruxelles dovrà infatti dare il suo verdetto sull'attuazione dei 72 criteri per l'esenzione dei visti. Fonti europee evidenziano che Ankara ha fatto dei «buoni progressi» per soddisfare i parametri per la liberalizzazione «ma restano ancora importanti questioni aperte» ed in particolare la legge sul terrorismo. Secondo lo Spiegel, al momento la Turchia avrebbe adempiuto a 50 condizioni richieste dall'Ue. Tuttavia i commissari si appresterebbero a dire sì in considerazione del fatto che i punti davvero aperti siano meno di 10. Tuttavia tra gli Stati membri è però in corso un dibattito con cui si chiede di «rafforzare la clausola di salvaguardia (meccanismo di sospensione) nel regolamento generale» del regime sui visti.

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