Nepal, tragica conta dei morti. Si temono oltre 10 mila vittime

Quattro giorni dopo la prima devastante scossa di magnitudo 7.9 in Nepal, comincia ad emergere, anche se confusamente, l'entità della catastrofe che ha colpito 8 milioni di persone, ovvero un terzo del Paese himalayano. Il bilancio ufficiale delle vittime ha superato i 5 mila, ma il governo stima che i morti potrebbero salire a oltre 10 mila, come ha ipotizzato il premier Sushil Koirala. Fra le vittime anche tre trentini: Renzo Benedetti, Oskar Piazza e Marco Pojer.

AGGIORNAMENTO: è salito a 5.489 morti e 11.440 feriti il bilancio del terremoto. Almeno 19 le persone morte per la frana verificatasi sull'Everest in seguito al sisma. Altre 61 persone sono morte nei vicini India e Bangladesh, mentre la Cina parla di 25 morti in Tibet.

Quattro giorni dopo la prima devastante scossa di magnitudo 7.9 in Nepal, comincia ad emergere, anche se confusamente, l'entità della catastrofe che ha colpito 8 milioni di persone, ovvero un terzo del Paese himalayano. Il bilancio ufficiale delle vittime ha superato i 5 mila, ma il governo stima che i morti potrebbero salire a oltre 10 mila, come ha ipotizzato il premier Sushil Koirala. Fra le vittime anche tre trentini: Renzo Benedetti, Oskar Piazza e Marco Pojer.  Mano a mano che i soccorsi arrivano nelle valli a nord di Kathmandu, quelli più vicini all'epicentro, il quadro della tragedia si fa sempre più drammatico. Oggi è giunta la notizia di 250 dispersi sotto una valanga che ha travolto il villaggio di Ghodatabela, a oltre 2500 metri di quota, situato su un popolare trekking nella scenica valle di di Langtang. Si teme che ci possano essere anche turisti stranieri.

Il posto è stato raggiunto dagli elicotteri solo ora, ma il maltempo ha impedito le operazioni di ricerca. Anche a Kathmandu la pioggia torrenziale ha aggravato le già precarie condizioni delle decine di migliaia di sfollati che vivono all'addiaccio nei parchi e sui marciapiedi. Moltissimi di loro non possono tornare nelle case perchè sono pericolanti, e migliaia di bimbi - afferma Save the Children - sono a rischio ipotermia. Nella capitale cominciano a scarseggiare acqua in bottiglia, cibo e benzina. Soltanto in alcune aree è stata ripristinata la corrente elettrica. La buona notizia è che i telefonini sono di nuovo funzionanti e hanno permesso quindi di comunicare con i distretti che erano isolati.  Si teme però che nei prossimi giorni a Kathmandu arrivi un esodo di profughi dalle zone terremotate. Decine di migliaia di persone hanno lasciato i villaggi con trasporti pubblici o con i propri mezzi.

I giornali stamane pubblicavano foto drammatiche di persone che prendevano d'assalto i pochi autobus per fuggire dai villaggi ormai 'invivibilì per i cadaveri in putrefazione sotto le macerie. Il distretto di Gorkha, da cui proviene un famoso battaglione di soldati, è stato completamente distrutto. Alcuni volontari giunti sul posto hanno riferito che il 90% delle case sono crollate. Non ci sono però delle stime complessive sul numero dei dispersi. Il governo nepalese, che più volte ha ammesso di non essere in grado di far fronte all'emergenza, sostiene che c'è ancora molta confusione. Sui muri degli ospedali di Kathmandu sono comparse delle liste di persone scomparse, ma non esiste un conteggio totale.  Grazie all'arrivo di squadre di soccorso straniere, tra cui un efficiente team di cinesi, sono riprese le ricerche in alcune parti della città.

Diversi corpi, ormai in avanzato stato di decomposizione, sono stati tirati fuori dai detriti di case e templi. Oltre alla Cina, anche l'India, Regno Unito e Usa hanno inviato generi di prima necessità, medicinali e anche elicotteri per trasportare i feriti. Tuttavia all'aeroporto è ancora emergenza per il grande numero di aerei in partenza con i turisti evacuati e quelli in arrivo con l'assistenza umanitaria. Alla tragedia del sisma va aggiunta anche quella delle valanghe che hanno travolto circa 150 alpinisti che si trovavano tra il campo base dell'Everest e il campo 2 e oltre 120 turisti che stavano facendo un trekking in direzione di Pangoche. Per ora le vittime confermate sono 18, ma soltanto nei prossimi giorni, quando i superstiti convergeranno a Lukla (dove c'è l'aeroporto), si potrà finalmente avere un quadro chiaro di cosa è successo sul 'tetto del mondò, dove per il secondo anno consecutivo non ci saranno salite alla vetta. Infine gli italiani. La Farnesina ha fatto sapere che finora sono stati rintracciati 375 connazionali, mentre dieci risultano ancora irreperibili. Al momento restano quattro le vittime confermate. 

Anche la Provincia autonoma di Trento si è attivata nella catena della solidarietà, stanziati 50 mila euro e aperto un conto corrente per sostenere finanziariamente progetti di solidarietà in favore della popolazione del Nepal.

comments powered by Disqus