Teddy, il bebè vissuto solo 100 minuti che donò i suoi reni a un adulto

Un battito d’ali. È durata in tutto 100 minuti, meno di due ore, la vita di Teddy, nato a Cardiff, nel Galles, con una malformazione al cervello diagnosticata come una sentenza di condanna. Ma è stato un tempo sufficiente a lasciare una traccia profonda: nel cuore dei suoi genitori, ovviamente; e nel futuro della persona a cui i suoi piccoli reni hanno ridato una speranza.

I giornali britannici ne parlano con toni commossi come del donatore di organi più giovane della storia del Regno Unito. E forse non solo. Si è trattato di un trapianto ai limiti del possibile per la scienza medica, voluto fortemente dalla mamma e dal papà - a dispetto delle difficoltà e degli ostacoli - per dare, chissà, un senso ulteriore a quella vita brevissima.

L’operazione è stata condotta tra Cardiff e Leeds, in Inghilterra, dove si era individuata la persona destinata a cogliere l’opportunità di salvezza: un paziente adulto. E l’impianto, a quanto pare, ha avuto successo.

«Ha vissuto ed è morto come un eroe, è impossibile spiegare quanto siamo fieri di lui», ha sussurrato con la voce incrinata il padre del piccolo, Mike Houlston. Ma la protagonista di questa storia, accanto a Teddy, è stata la giovane mamma, Jess Evans. Era in attesa di due gemelli quando qualche mese fa le fu annunciato che solo uno, salvo miracoli, sarebbe sopravvissuto: l’altro era quasi certamente condannato da un’anencefalia.

Alla nascita, questa settimana, l’inesorabile diagnosi ha trovato conferma. I genitori, tuttavia, non hanno mai avuto tentennamenti, come testimoniano i media londinesi. «Eravamo distrutti», ha raccontato in prima persona Jess al Daily Mirror, ma «abbiamo pensato che se anche avessimo potuto avere un solo momento con lui, 10 minuti o un’ora, sarebbe stato il tempo più prezioso della nostra vita». E così è andata. A documentarlo ci sono le immagini di quei minuti che la madre e il padre hanno trascorso vegliando entrambi i gemelli neonati in ospedale, prima che il destino di Teddy si compisse.

Quindi, il via libera al trapianto: frutto di una riflessione di mesi e deciso già da tempo. «La donazione è qualcosa che ho sempre sentito come importante fin da bambina», ha spiegato Jess Evans a chi le ha chiesto la ragioni della scelta. Sono stati «momenti di tristezza e di felicità», ha riferito più tardi un’infermiera chiamata a seguire le fasi successive al parto e quelle della preparazione per l’espianto. Minuti in cui i sentimenti si sono inevitabilmente intrecciati in un groppo: come in qualche modo anche le istantanee dei sorrisi malinconici di Jess e di Mike, «rubati» dall’obiettivo nella clinica, sembrano riflettere.

Diversi medici britannici non hanno il minimo dubbio che questi due giovani genitori gallesi abbiano fatto in fin dei conti la cosa giusta. E, additandone l’esempio, incoraggiano adesso altri a seguirne le orme.

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