Tikrit libera, ma l'Isis fa strage in Siria

Le forze governative irachene, sostenute da raid aerei della Coalizione guidata dagli Usa e dalle milizie sciite filo-iraniane, hanno annunciato ieri di aver espugnato una parte della città di Tikrit, roccaforte dello Stato islamico, ma da settimane teatro della controffensiva lealista. Questo mentre in Siria, i jihadisti dell'Isis hanno compiuto un massacro contro civili, tra cui donne e bambini, di una località abitata in prevalenza da sciiti. E dal canto suo, le forze governative siriane hanno ucciso oltre 30 persone nella città di Idlib, da giorni controllata dalle milizie sunnite.
Il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha proclamato la riconquista di Tikrit, a nord di Baghdad, luogo natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein e dei clan a lui associati. Le forze irachene appoggiate da miliziani sciiti addestrati e finanziati dall'Iran hanno sottratto agli jihadisti alcune aree del centro cittadino, tra le quali lo strategico ponte di Alam sul fiume Tigri.
Dall'altra parte del «Califfato», in Siria, gli jihadisti continuano tuttavia a colpire. Nelle ultime ore hanno preso di mira una località a est di Salamiya, facendo strage nella cittadina a maggioranza ismailita, una delle branche dello sciismo. Secondo l'agenzia Sana, i miliziani dell'Isis hanno assaltato Mabuja, dove si trovavano pure sunniti e alawiti. Gli alawiti sono membri della comunità a cui appartengono i clan al potere a Damasco da mezzo secolo.
Secondo alcuni superstiti, gli jihadisti hanno ucciso a sangue freddo una cinquantina di persone, tra cui donne, bambini e anziani. Secondo le testimonianze, alcune vittime sono state bruciate vive nelle loro case. Il bilancio finale oscilla fra 37 e 48 vittime di queste ultime atrocità.

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