Documento di Economia e Finanza l'Italia vede l'accordo con l'Ue

La prossima sarà la settimana del Def, un altro scoglio da superare per il governo anche se il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, mostra ottimismo: «C'è un largo accordo con l'Ue». I nodi restano la crescita prossima allo zero e i rischi sulla riduzione del debito: un nuovo "showdown" con i partner Ue, che rimane una possibilità, è rinviato a dopo le elezioni europee.

Il Def arriverà la prossima settimana, dopo la revisione del perimetro delle amministrazioni pubbliche che l'Istat annuncerà il 9 aprile in base a cambiamenti definiti con Eurostat: con un impatto al rialzo, ma contenuto, per il rapporto debito/Pil.
La crescita tendenziale che il Tesoro avrebbe messo nero su bianco è un +0,1%, con una riduzione drastica anche rispetto all'1% che, solo quattro mesi fa, l'esecutivo europeo aveva preteso rispetto a un +1,5% giudicato troppo ottimistico. Il governo metterà nel Def un obiettivo programmatico dello 0,3-0,4% sulla base dello stimolo atteso dal Decreto crescita e dallo sblocca-cantieri, oltre che indicare misure come il salario minimo, l'estensione della flat tax, i provvedimenti a favore delle famiglie.

Tria, sotto attacco a Roma, ha l'endorsement dell'Unione europea. «C'è una compliance con gli obiettivi, poi si vedrà a giugno, ma non dovremmo avere problemi», rassicura il ministro dall'Eurogruppo di Bucarest.
Certo i numeri del Def sono sul filo del rasoio, dato il quadro di crescita globale in peggioramento, e per l'Italia, di una «recessione che non ci voleva», come sintetizza l'istituto Ref che prevede un Pil a -0,1% nel 2019. Il ministro ne ha discusso con il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, che chiede di «ridurre il deficit e mettere il debito su un percorso di discesa». Lo stesso Moscovici si sofferma sull'impatto della stagnazione italiana sui conti. Parole che lasciano intendere sintonia con Tria, ma prudenza su ciò che uscirà dal confronto con la maggioranza che lo sostiene. E sul confronto che si aprirà col semestre europeo, dopo il voto di maggio.

Il deficit/Pil del famoso 2,04% nel Def salirebbe al 2,3-2,4% inizialmente avanzato da Roma e poi bocciato dalla Commissione. Nei piani del governo, il forte peggioramento della crescita a livello globale ed europeo giustificherebbe l'ulteriore peggioramento del deficit italiano.

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