Commissione banche, il Colle firma ma difende Bankitalia

Il Quirinale promulga la legge che istituisce la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche ma Sergio Mattarella accompagna il provvedimento con una durissima e articolate lettera ai presidenti delle Camere ai quali chiede di vigilare «con attenzione» che l'organismo non debordi sconfinando in attività incostituzionali. Il presidente della Repubblica in sostanza, dopo un'accuratissima riflessione, dettaglia le criticità delle quali il provvedimento è potenzialmente portatore e pianta una serie di paletti invalicabili. Primo fra tutti i rischi sull'erogazione del credito e l'indipendenza di una serie di istituzioni che vanno da Bankitalia alla Bce, dalla Consob all'Ivass (Istituto per la vigilanza delle assicurazioni). Avvertimenti che vengono accolti dal plauso del Pd e nel quasi totale silenzio della maggioranza, all'interno della quale però sono i Cinquestelle a farsi sentire: la Commissione deve operare il prima possibile senza fare sconti, è il refrain all'interno del Movimento. Dove si conferma la volontà di dare la presidenza della Commissione a Gianluigi Paragone. Non certo uno dei profili più moderati della maggioranza. La Lega non si espone considerando prematura ogni decisione. I tempi della composizione della Commissione potrebbero essere lunghi visto che ogni gruppo parlamentare deve indicare i propri membri.

Ma vediamo alcuni dei paletti posti da Mattarella: «Non è in alcun modo in discussione, ovviamente, il potere del Parlamento di istituire commissioni di inchiesta ma non può, tuttavia, passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene, tra l'altro, previsto che la Commissione possa «analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento», scrive il capo dello Stato nella lettera. Ed aggiunge: «Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell'attività creditizia». Ed ecco il primo rilievo costituzionale evidenziato dai tecnici del Quirinale che tocca proprio i rapporti tra politica e banche: «L'eventualità che soggetti, partecipi dell'alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell'esercizio del credito, nell'erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione».

Andando al cuore del problema che sta a cuore al presidente, cioè l'assoluta autonomia della Banca d'Italia e non solo, la lettera è molto chiara sui conflitti che si potrebbero presto presentare: «Occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi - quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato - all'esercizio dei compiti propri di Banca d'Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca Centrale Europea. Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti, sancito, da norme dell'ordinamento italiano e da disposizioni dell'Unione Europea, vincolanti sulla base dei relativi trattati». Ma non basta. Se non fosse già stato abbastanza chiaro Mattarella aggiunge: «Ricordo che né le banche centrali né, tantomeno, la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri». Infine un paletto viene piantato a difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura: «L'inchiesta parlamentare non deve influire sul normale corso della giustizia».

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