Il Papa ai magistrati: «Siate indipendenti»

Papa Francesco denuncia le «mille difficoltà» che si frappongono per i magistrati allo svolgimento del loro servizio, compresi i «vuoti legislativi» in campi come l'inizio e fine vita, la famiglia, gli immigrati. 

Ricevendo l'Associazione nazionale magistrati a 110 anni dalla fondazione, il Pontefice rivolge ai rappresentanti dell'ordine giudiziario anche più di una raccomandazione, tra cui quella all'«indipendenza» e a non rincorrere mai «vantaggi personali».
Sono in tutto 80 persone quelle a cui ieri il Papa ha parlato nella Sala del Concistoro - tra Consiglio direttivo centrale, guidato dal presidente Francesco Minisci, e staff dell'Anm -, ma le sue parole sono quanto mai di portata universale sull'esercizio della giustizia. Si è soffermato sull'attuale contesto di «tensioni e lacerazioni», di affievolita «coscienza civica», di «scarsa percezione dei propri doveri» e «diffusa insensibilità per i diritti primari di molti», nel quale «va riaffermato con costanza e determinazione» il «valore primario della giustizia». Si è detto quindi «consapevole delle mille difficoltà che, incontrate nel vostro quotidiano servizio, ostacolato nella sua efficacia dalla carenza di risorse per il mantenimento delle strutture e per l'assunzione del personale, e dalla crescente complessità delle situazioni giuridiche».

Ogni giorno, ha proseguito, «dovete poi fare i conti, da un lato, con la sovrabbondanza delle leggi, che può causare una sovrapposizione o un conflitto tra leggi diverse, antiche e recenti, nazionali e sovranazionali»; e, dall'altro, «con vuoti legislativi in alcune importanti questioni, tra le quali quelle relative all'inizio e alla fine della vita, al diritto familiare e alla complessa realtà degli immigrati». «Criticità» che per il Papa «richiedono al magistrato un'assunzione di responsabilità che va oltre le sue normali mansioni, ed esige che egli constati gli eventi e si pronunci su di essi con un'accuratezza ancora maggiore». Francesco ha messo in guardia sul tempo attuale in cui «così spesso la verità viene contraffatta» e in cui proprio i giudici devono essere «i primi ad affermare la superiorità della realtà sull'idea». E ha raccomandato loro i principi dell'«indipendenza esterna» e della non-politicizzazione, tenendo «lontani da voi i favoritismi e le correnti», sia quella «interna», che «vi renda invece liberi dalla ricerca di vantaggi personali».  

Nel saluto iniziale al Papa, Minisci ha ricordato che in questi sei anni di «luminoso pontificato» l'Anm ha sempre «fatto tesoro» delle parole di Bergoglio ai magistrati. E dopo aver evocato il «prezzo altissimo in termini di vite umane» pagato dalla magistratura, ha sottolineato le «numerose difficoltà causate dalla carenza di risorse, dall'inadeguatezza delle strutture, dalla non soddisfacente efficacia degli strumenti che ci vengono messi a disposizione».

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