Schiaffi se figlio sbagliava tabelline, condanna

Scappellotti, ceffoni e qualche spintone hanno messo nei guai un imprenditore del torinese, finito a processo per i suoi metodi educativi nei confronti dei figlio. L'uomo, difeso dagli avvocati Giuseppe Fiore e Alberto Mittone, era accusato di maltrattamenti ma il reato è stato derubricato ad abuso di mezzi di correzione: l'imputato ha patteggiato una pena a tre mesi.

Come anticipato dal quotidiano Repubblica, l'uomo, ogni mattina, chiedeva al figlio di 8 anni di recitare a memoria le tabelline, dall'1 fino al 12, e di ripetergli la lezione. Se il bambino commetteva degli errori, il papà gli tirava un ceffone. Nell'estate 2017, dopo l'ennesimo scappellotto, la madre ha chiamato i carabinieri e il caso è finito in Tribunale.

"Lo faccio per il futuro di mio figlio - ha spiegato davanti al pm Giulia Marchetti - Gli chiedo le tabelline al mattino presto, perché poi sono fuori casa tutto il giorno. Vorrei che seguisse le mie orme". I legali dell'imprenditore sostengono che l'uomo non avesse intenzione di mortificare il figlio. "Si tratta di un padre dall'educazione arcaica - spiegano Fiore e Mittone - Non ha mai voluto fare del male al suo bambino". Il fratello del ragazzino, meno bravo a scuola, non era mai stato oggetto dei rigidi rimproveri del padre. 

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