Via libera in commissione al ddl sulla legittima difesa

Cronaca di un’approvazione annunciata e con l’ultimo passaggio in stile 100 metri. Poco più di due ore sono bastate alla commissione Giustizia della Camera per votare gli 81 emendamenti presentati al ddl sulla legittima difesa.

Nessuno della maggioranza e tutti respinti in un pomeriggio.
Così il testo, approvato a dicembre dal Senato, marcia ora dritto verso l’Aula. L’orizzonte temporale lo traccia Matteo Salvini: «Spero che entro febbraio venga approvata la legge», ripete il vicepremier dalla Sardegna e si intuisce che è molto più di un auspicio. Temendo fronde interne al Movimento 5 Stelle, a inizio anno il leader della Lega aveva chiesto di non fare scherzi sul provvedimento tanto ambito dal Carroccio. E in effetti il ‘patto di desistenzà con gli alleati sta reggendo.
Così in serata Salvini esulta: «Stiamo andando verso un’altra promessa mantenuta con gli italiani».

Il provvedimento, che punta a riformare l’attuale normativa su legittima difesa ed eccesso colposo (articoli 52 e 55 del codice penale) rafforzando la non punibilità per chi si difende da ladri o rapinatori, dovrebbe passare all’esame di Montecitorio la prima settimana di febbraio. Così si vocifera nella maggioranza. Il ‘sigillò arriverà domani pomeriggio quando la conferenza dei capigruppo fisserà il calendario del disegno di legge in Aula.

Intanto la prova in commissione Giustizia si chiude 81 a zero. Tante le modifiche proposte da Pd, Forza Italia, gruppo Misto e Fratelli d’Italia e tutte bollate rapidamente con un ‘nò. Per Dem e LeU la battaglia era quasi in solitaria: sul fronte opposto c’erano, compatti, forzisti e FdI, convinti entrambi che quella del governo sia una versione light della legittima difesa, un testo «annacquato» e soprattutto orfano del «diritto di difendersi» aldilà della proporzionalità tra offesa e difesa, che il ddl vuole «sempre sussistente». FI invece vuole superarla. Da qui la richiesta di tornare alla proposta di Mariastella Gelmini e riconoscere l’intrusione in casa o in altro luogo privato, senza il consenso del proprietario, come reato a cui si è già legittimati a reagire. Ma lo sfondamento a destra non è riuscito.

«Si poteva fare di più», ammette il responsabile giustizia di FI Enrico Costa, che però annuncia il sì alla legge in Aula, perchè «è un primo segnale, anche se debole». «No» convinto invece dal Pd: «Questo testo è da respingere non da migliorare», taglia corto Walter Verini che tuona sullo «scambio scellerato» tra 5S e Lega, per la serie «Io ti voto questo e ingoio quell’altro», sottolineando come in commissione nessun dubbio nè perplessità sia stata ventilata pubblicamente dalla maggioranza. Al momento del voto degli emendamenti in effetti nessun deputato M5s è intervenuto, ha preso la parola solo un leghista. «Per la prima volta state votando un provvedimento che era nel programma del centrodestra», non si lascia sfuggire di rimarcare Giusi Bartolozzi di FI rivolgendo ai 5 Stelle.

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