Morti nel torrente: Gianfranco è morto salvando i suoi bimbi

Era in escursione nel Raganello con i figli di 11 e 12 anni, che si sono salvati probabilmente grazie al loro papà, Gianfranco Fumarola, il 43enne residente a Cisternino (Brindisi) morto nella piena del torrente in Calabria. Fumarola era un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Taranto ed aveva tre figli maschi. È morto la notte scorsa in ospedale a causa delle gravi ferite riportate. La moglie Cinzia, calabrese e insegnante di scuola primaria, ed il figlioletto di 4 anni dell’uomo avevano deciso di non partecipare all’escursione nel Raganello.
Assieme a loro c’era una nipote dell’uomo.

«L’ipotesi è che l’uomo, come farebbe ogni padre, prima di essere trascinato dall’ondata di piena abbia salvato i due figli che sarebbero stati trovati dai soccorritori attaccati a dei rami o a delle rocce», spiega il sindaco di Cisternino Luca Convertini. La famiglia Fumarola vive in via Paolo Borsellino nella cittadina della Valle d’Itria.


 

«Amiche indivisibili». Vengono descritte così su Facebook Claudia Giampietro, 31enne di Conversano (Bari), e Miryam Mezzolla, 27enne di Torricella (Taranto), tra le dieci vittime nella piena del torrente Raganello, in Calabria. Entrambe ballerine, condividevano la passione per il burlesque.
Le due ragazze erano in vacanza insieme sul Pollino e anche su Facebook vengono ricordate sempre insieme. Anche nelle foto sono spesso insieme, nelle prove dei balletti e nelle serate tra amici. «Una escursione andata male, non si può morire così», scrive uno di loro, «portate il sorriso anche lassù», «spensierate e belle come il sole» sono solo alcune delle frasi dedicategli sul social network da amici e conoscenti.

Claudia Giampietro, residente a Conversano, era in realtà domiciliata da qualche tempo a Bari. La mamma e il nonno, che hanno appreso la notizia della tragedia da tv e giornali, vivono a Conversano. «Nel pomeriggio andrò a far visita alla famiglia - ha detto il sindaco, Pasquale Loiacono, per portare il cordoglio e la vicinanza mia e della città».


 

«Davanti a quel muro d’acqua che in un attimo mi ha quasi sovrastato, ho avuto una sola reazione: aggrapparmi alle rocce con tutta la disperazione possibile. È stata la mia salvezza». Trent’anni, libero professionista, alla prima escursione nelle gole del Raganello, Giorgio ha ancora i segni, graffi e contusioni su tutto il corpo, della disavventura patita ieri pomeriggio nella zona sottostante il ponte del Diavolo, proprio là dove in un attimo si è scatenato l’inferno.

«Quell’onda - dice Giorgio - che è montata in pochi istanti fino a raggiungere il metro e mezzo di altezza, non la potrò dimenticare mai più. In quel momento, ed è stata forse la mia fortuna, non ho pensato ad altro che aggrapparmi con tutte le mie forze alle rocce degli scogli. Sarà stato quello che si chiama istinto di sopravvivenza». Tutt’intorno scene di disperazione e di angoscia con bambini in cerca dei genitori, giovani e anziani a caccia di notizie di un qualche loro caro.

«Sono stati - prosegue, scandendo le parole quasi a voler dare loro il peso di una tragedia che ha spazzato via affetti e legami - attimi terribili che sono sembrati interminabili. Mi ritengo un privilegiato. Questa storia io la posso raccontare, per alcune delle persone che erano con me e che sono state travolte dalla furia delle acque non è la stessa cosa».

Poco distante, davanti al palazzo comunale che brulica di persone, c’è Angela, una signora di mezza età, cosentina, arrivata a Civita, con il marito, il figlio e un cane, nella mattinata di ieri. E dopo avere preso alloggio in uno dei tanti b&b che si trovano in paese aveva deciso di fare una puntatina proprio lì, nelle gole del Raganello. Lei, nella zona del disastro, c’era stata appena un’ora prima della piena assassina.

«Non pioveva e non c’era alcuna avvisaglia, anche a sentire le persone che ho incontrato sulla strada del ritorno, su un qualche possibile pericolo. E invece dopo qualche ora ho appreso di quanto accaduto - spiega Angela accanto ad una tazza di caffè fumante - solo quando sono tornata nel b&b dove sto soggiornando. E quando mi hanno riferito delle tante vittime mi si è gelato il sangue nelle vene. Potevo esserci anch’io, con la mia famiglia, tra quei dieci che hanno perso la vita in questo modo tanto ingiusto e, per molti versi, anche incomprensibile. Una vera tragedia».


 

«Ritengo doveroso, in presenza di una tragedia così rilevante come quella delle “Gole del Raganello”, disporre per la giornata di domani, 22 agosto, una giornata di lutto regionale, con l’esposizione delle bandiere a mezz’asta». Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio.
«Dolore per i morti - aggiunge Oliverio - e grande solidarietà e cordoglio per i feriti ed i parenti delle vittime, in gran parte venuti in Calabria per trascorrere qualche giorno sereno, sono condivisi da tutta la comunità calabrese».

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