In Italia 5,7 mln di lavoratori a rischio povertà entro 2050

Sono 5,7 milioni i lavoratori che rischiano di alimentare le fila dei poveri in Italia entro il 2050. È quanto emerge dal focus Censis Confcooperative «Millennials, lavoro povero e pensioni: quale futuro?» in cui si spiega come il ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro, la discontinuità contributiva e la debole dinamica retributiva di molte attività lavorative rappresentano un pericoloso mix per il futuro previdenziale e la tenuta sociale del paese.

«Queste condizioni hanno attivato una bomba sociale che va disinnescata. Lavoro e povertà sono due emergenze sulle quali chiediamo al futuro governo di impegnarsi con determinazione per un patto intergenerazionale che garantisca ai figli le stesse opportunità dei padri». Così Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative sottolineando che il Rei (reddito d’inclusione) «con un primo stanziamento di 2,1 miliardi che arriverà a 2,7 miliardi nel 2020 fornirà delle prime risposte, ma dobbiamo recuperare 3 milioni di Neet e offrire condizioni di lavoro dignitoso ai 2,7 milioni di lavoratori poveri. Rischiamo di perdere un’intera generazione».

Lavorare può non bastare. Per i giovani, in particolare - continua la studio Censis-Confcooperative - lo slittamento verso il basso delle remunerazioni, in assenza in Italia di minimi salariali, segnala in maniera ancora più marcata la separazione che sta avvenendo fra i destini dei lavoratori e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di welfare.

«Questo effetto di ‘sfrangiamentò del lavoro rispetto al passato è messo in evidenza dalle tipologie di lavoro a ‘bassa qualita» e a ‘bassa intensita« che si stanno via via diffondendo» prosegue il focus aggiungendo: «sono 171.000 i giovani sottoccupati, 656.000 quelli con contratto part-time involontario e 415.000 impegnati in attività non qualificate».

Il dettaglio regionale fa poi emergere la forte differenza socio economica tra Nord e Sud. «Anche solo guardando al fenomeno dei Neet, nella fascia 25-34 anni (totale 2 milioni), i giovani che non lavorano e non studiano che vivono nelle sei regioni del Sud sono oltre la metà, ben 1,1 milioni, di cui 700mila circa concentrati in sole due regioni: Sicilia (317mila) e Campania (361mila)», conclude lo studio Censis-Confcooperative.

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