Roma, una grande folla per l'addio a Paolo Villaggio

Di una cosa deve essere contento Paolo Villaggio , il suo funerale laico ieri a Roma non è stato affatto fantozziano, anzi.

Nessuna nuvola dell'impiegato, ma sole, tanta gente, colleghi e amici che si sono ritrovati al Teatro all'aperto della Casa del Cinema per dare un ultimo saluto al grande attore e autore.

Oltre i familiari al completo, i figli Elisabetta e Pierfrancesco e la moglie Maura, hanno partecipato all'evento, tra gli altri, Maria Sole e Ricky Tognazzi, Renzo Arbore, Walter Veltroni, Paolo Cirino Pomicino, Neri Parenti, Luca di Montezemolo, Roberto D'Agostino, Simona Izzo, Dori Ghezzi, Milena Vukotic, Massimo Boldi, Carlo Vanzina, Lina Wertmuller, Carlo Freccero e Luca Bergamo .

Tutto parte con la canzone del genovese Fabrizio De Andrè dal titolo Carlo Martello, e poi arriva subito la voce stessa di Paolo Villaggio tratta dall'intervista (l'ultima) fatta da Mario Sesti nel documentario La voce di Fantozzi .

«Non è personaggio comico Fantozzi - dice nell'intervista l'attore genovese -, ma un personaggio tragico, l'uomo più sfortunato in assoluto della letteratura italiana. Ma per fortuna è stato anche un terapeuta liberando gli italiani da quella cultura consumistica, delle settimane bianche e dello spendere a tutti costi per essere felici. Lui faceva le vacanze e tornava infelice. Così molti italiani capirono, forse per la prima volta, di non essere dei fenomeni così isolati quando le loro vacanze erano tragiche».

Tanti momenti divertenti e commoventi in questa celebrazione a più voci introdotta dal direttore della Casa del cinema Giorgio Gosetti . Milena Vukotic , tante volte moglie sfortunata dello sfortunato Fantozzi nei tanti film della saga, dice con voce fievole, piegata dal dolore del distacco e dell'addio: «Se oggi incontro per la strada persone che mi sorridono e mi offrono un gelato lo devo sicuramente a Paolo e di questo gli sarò sempre grata».

Ricky Tognazzi mette mano a una letterina in cui ricorda l'amore di Villaggio per i funerali: «Bisogna pianificare la dipartita - mi diceva sempre -. Ovvero morire prima dei Tg delle 20». Walter Veltroni lo paragona invece a Chaplin, Keaton, Allen, «quegli artigiani geniali di vite inventate o rubate. E poi - aggiunge - tutti noi siamo stati Fantozzi. Chi per un minuto e chi per una vita intera».

Vera commozione arriva dal regista Neri Parenti , che con Paolo Villaggio ha lavorato ed è stato ricambiato di stima grande: «Tra di noi c'era uno strano rapporto di padre e figlio. Solo che ero io il padre, nonostante la differenza di età, perché lui era sicuramente più discolo di me. Comunque - conclude commosso - quelli furono anni meravigliosi che non scorderò mai».

Ieri, nella Sala Protomoteca del Campidoglio, dove era stata allestita la camera ardente, avevano reso omaggio all'attore in tanti e di mondi diversi: il ministro della Cultura Dario Franceschini , il regista Neri Parenti, l'attore Enrico Montesano, Beppe Grillo e Davide Casaleggio . E, ancora, la sindaca di Roma Virginia Raggi e poi il regista premio Oscar, Paolo Sorrentino , che ha voluto sostare a lungo su una sedia davanti alla bara. E poi, l'amico e spalla di diversi film, come Lino Banfi .
La mano scherzosa di un ammiratore aveva messo sul feretro un cartello con una frase: «Lassù non pioverà più», riferendosi alla fastidiosa nuvola dell'impiegato che seguiva Fantozzi e in fin dei conti tutti noi.

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