Le donne del sud due volte discriminate

«Le donne più sfortunate sono quelle che vivono al sud. Alla discriminazione di genere si unisce infatti quella geografica». Così Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel corso della presentazione del progetto per la prima area di farmacologia clinica al femminile, che verrà realizzata presso il Polo Salute della Donna del Policlinico Gemelli di Roma, anche grazie al contributo dell’associazione Iris Onlus.

«Negli ultimi anni, ad ampliare il gap (il divario, ndr) di salute, oltre alla differenza di genere, si è aggiunta anche differenza geografica. Ad esempio - ha spiegato Ricciardi - il numero dei casi di cancro alla mammella sono molto maggiori tra le donne che vivono al nord rispetto a quelle che vivono al sud, a causa di una serie di fattori di rischio maggiori come alcol e fumo. Ma al sud, pur se i casi sono di meno, si registra lo stesso numero di decessi, se non maggiore, a causa di questo tumore, perché la diagnosi è più tardiva e le cure peggiori».

Presso lo stesso Iss, ha quindi annunciato, è stato appena istituito un Centro di riferimento per la Medicina di genere, pubblicato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale. «Sarà un centro di coordinamento delle attività dell’Istituto in un’ottica di genere - spiega - per capire come la ricerca possa dare delle soluzioni farmacologiche, organizzative o gestionali per accorciare questo gap e far sì che tutte le donne, indipendentemente da luogo di residenza, razza e situazione economica, abbiano accesso alle stesse cure».

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