Terrorismo: blitz del Ros, 17 arresti

Operazione dei Ros in tutta Italia

Dal carcere di Kongsvinger, a Oslo, il mullah Krekar impartiva ordini, incitava aspiranti «martiri», dispensava pillole di odio jihadista. «Direttive» raccolte dai familiari ammessi ai colloqui e che poi, via chat, venivano smistate ad una rete virtuale - diffusa in mezza Europa, Italia compresa, con una cellula basata in un anonimo condominio di Merano - ma pronta a passare ai fatti: attentati in Norvegia e rapimento di diplomatici, come ritorsione per l’arresto del leader; proselitismo, reclutamento e sostegno logistico di aspiranti terroristi, disposti anche a «saltare in aria», da inviare in Siria e in Iraq.

È quello che hanno scoperto i carabinieri del Ros, al termine di cinque anni di indagini: 17 le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura di Roma ed eseguite in Italia, Gran Bretagna, Norvegia, Finlandia e Svizzera. Tra i destinatari - 16 curdi e un kosovaro - lo stesso mullah Krekar e alcuni terroristi morti all’estero combattendo con l’Isis.

L’accusa, per tutti, è quella di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Perquisizioni sono state compiute nelle province di Bolzano, Parma e Brescia, oltre che nei Paesi dove sono stati eseguiti gli arresti e in Germania.
La maxi-inchiesta del Ros parte nel 2010, dal monitoraggio del sito ww.jarchive.com di connotazione jihadista. Tra i «navigatori» i carabinieri individuano due utenze dall’Italia: una riconducibile ad Abderrahim El Khalfi, marocchino arrestato lo scorso luglio, e quella del curdo iracheno Nauroz Abdul Rahman.

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Proprio quest’ultimo, residente a Merano, si rivelerà il capo - sostengono gli investigatori - di una «cellula italiana dedita al reclutamento e alla radicalizzazione dei militanti, soprattutto attraverso il web». Insieme a lui, altri cinque curdi iracheni e un kosovaro - tutti residenti tra Bolzano (due), Renon (uno) e Merano (quattro) - avrebbero fatto parte della cellula, considerata un’articolazione di «Rawti Shax», l’organizzazione facente capo al mullah Krekar.
Il mullah, fondatore nel 2001 di Ansar al Islam, il gruppo terroristico attivo in Iraq e stroncato dalle forze della Coalizione, è la figura-chiave dell’inchiesta. Fuggito dall’Iraq, ha ottenuto asilo politico in Norvegia, dove però è stato arrestato nel 2012 e condannato per istigazione all’odio e alla violenza. Ma ad Oslo, dentro e fuori dal carcere, Krekar progetta una nuova organizzazione: più impenetrabile di Ansar al-Islam, distribuita in vari Paesi e finalizzata a «sostenere una rivolta violenta contro i regimi infedeli che governano nelle aree curde».

Tutto questo grazie al web e ad un uso accorto degli strumenti informatici, che hanno «consentito - affermano i carabinieri - di annullare le distanze tra gli associati, mantenere una forte coesione, rimanere in contatto con la loro guida spirituale». Il mullah Krekar, infatti, anche dal carcere (dove è stato intercettato dal Ros), manteneva la direzione ideologica e strategica dell’organizzazione, ormai allineatasi all’Isis.
«Rawti Shax» è diventata ben presto una rete di arruolamento di volontari per l’Iraq e per la Siria. In questa attività è risultato «particolarmente attivo», affermano i carabinieri, proprio Nauroz Abdul Rahman, sia attraverso internet sia attraverso «lezioni» che teneva nel suo appartamento di Merano, «luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti».

Lo scopo era quello di convincere i suoi allievi a partecipare ad azioni terroristiche, anche suicide: è il caso di Jalal Hasan Saman, la cui intenzione non si è però mai concretizzata. Ma non è stato così per altri membri di «Rawti Shax», che hanno raggiunto le zone di guerra, dove alcuni sono stati uccisi.

Secondo gli inquirenti, sono almeno cinque i membri dell’organizzazione partiti per la Siria, due dei quali morti.
Per quanto riguarda l’Italia, l’inchiesta ha ricostruito la vicenda del kosovaro Eldin Hodza (arrestato): Nauroz Abdul Rahman lo aiuta a partire per la Siria (due membri dell’organizzazione gli forniscono i 780 euro del biglietto aereo per Istanbul). Il kosovaro riesce quindi a passare il confine e viene accolto in un campo di addestramento «sotto la bandiera nera» dell’Isis. A metà febbraio 2014, un mese e mezzo dopo la partenza, Hodza rientra però precipitosamente in Italia: qui matura l’intenzione di partire nuovamente e condivide con la cellula italiana la sua «esperienza terroristica sul campo» e diventa, annotano gli investigatori, «esempio da seguire».
Plauso per l’operazione antiterrorismo da parte del ministro dell’Interno: «siamo un Paese esposto al rischio, ma la prevenzione funziona», ha detto Angelino Alfano.


«Pronti al martirio contro chiunque»

«La morte per noi è il martirio, siamo pronti contro chiunque occupa il Kurdistan, americani, russi o altri...noi difendiamo il nostro paese...per questi che hanno bruciato il Corano...almeno 100 persone sono pronte in Europa ed in Kurdistan a fare giustizia». Nonostante la sconfitta subita da Ansar Al Islam, che aveva contribuito a fondare nel 2001, nonostante il carcere, il mullah Krekar non ha mai smesso di inneggiare al jihad; di invitare i «fratelli» mujaheddin alla guerra santa, perché «non si tornerà all’Islam se non sarà sparso del sangue».

I cinque anni d’indagine del Ros raccontati nelle oltre mille pagine dell’ordinanza che ha portato agli arresti di oggi, consentono di dare un nome a membri, ruoli e obiettivi di Rawti Shax, il «movimento della Montagna» come aveva scelto di chiamare la sua nuova formazione l’emiro, «più coperta» e segreta rispetto al passato per evitare quella «permeabilità» che ha distrutto Ansar. Quanto sulle montagne irachene militava nel Kurdistan Battalion, Kretar poteva contare su circa 600 militanti. Ma già allora sapeva che ne sarebbero serviti molti di più per realizzare il sogno di distruggere gli infedeli. «Se avessimo novemila combattenti - lo sentono dire gli investigatori del Ros - avremmo fatto di loro novemila martiri».
Secondo gli inquirenti, il mullah arrivato come profugo in Norvegia e finito in carcere nel 2012 con una condanna a 5 anni per le minacce all’ex ministro Solberg, era il capo indiscusso.

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Era lui che dopo la sconfitta militare di Ansar in Iraq ha mantenuto i contatti con i militanti scappati in Europa, lui che ha continuato ad avere uno «stretto controllo» sugli associali, lui che si occupava dei finanziamenti dell’organizzazione, lui che arriva alla conclusione che il jihad «è l’unico percorso possibile». «Ci abbiamo provato per 10-12 anni a mostrare che andiamo su un’altra strada, l’abbiamo detto in tutta Europa che lavoriamo orientati al Kurdistan e non siamo Al Qaida. Ma hanno continuato comunque a sopprimerci. Allora proviamo adesso quella strada e vediamo cosa possiamo fare da li».
Grazie ai colloqui con i familiari, il mullah ha continuato ad impartire ordini anche dal carcere di Kongsvinger ad Oslo, indirizzando sempre più l’organizzazione verso l’Isis. Le cimici registrano il suo appello a sostenere anche «economicamente i nostri jihadisti più cari in Siria» e l’invito, a chi partirà per i teatri di guerra, «a essere giudiziosi e usare il loro tempo in Siria per addestrarsi e guadagnare esperienza». A luglio del 2014 il Ros rintraccia su internet un suo messaggio in occasione della fine del Ramadan: «Auguri ai mujaheddin, alle famiglie dei martiri...i crociati dall’esterno e i traditori dall’interno sono in netta competizione per estirpare la nostra religione...tentano di assediare l’Islam...tuttavia sono stati sconfitti e non hanno guadagnato niente se non lamenti.
Qualunque cosa stiano diffondendo i loro media non è che il gracchiare delle rane e non importa quanto una rana gracchi, non diventerà mai grande».

Che sia il capo supremo lo dimostra la rabbia con cui gli altri membri dell’organizzazione reagiscono al suo arresto. «Se succede qualcosa a Krekar - dice Abdul Rahman Nauroz, il reclutatore che agiva dalla sua casa di Merano - ci sono alcuni uomini che possono far diventare la Norvegia come il Libano...
possono portare missili in Norvegia. Ci saranno delle esplosioni». Il presunto terrorista nascosto tra le montagne dell’Alto Adige ha un legame forte con il mullah, tanto che a marzo 2014, per commemorare la morte di tal Hemin in Siria, mette in rete un video che inizia con i volti affiancati di Bin Laden e di Krekar. Con Hasan Saman e altri due interlocutori in Inghilterra, i membri del Movimento della Montagna, per ottenere la liberazione del loro leader, minacciano di «attaccare ambasciate occidentali fuori dall’Europa», di rapire il capo di una ambasciata britannica o l’ambasciatore norvegese.
Anche perchè morire da martiri è la loro principale aspirazione. «È la cosa più gratificante», dice Nauroz a Saman, che è ancora più esplicito. «È buono morire per Allah... Non voglio avere nulla di questo mondo, voglio tutto nell’aldilà.
Penso di salire in cielo e di avere tutto. Non avrò pace fin quando non ucciderò ebrei ed americani. Penso solo al jihad».


 

La reazione della Comunità islamica regionale

"La persona in questione è sconosciuta per noi in Trentino e non abbiamo mai notato qui cose del genere. In ogni caso è assoluta la nostra condanna per qualsiasi forma di attività in questo senso". Ad affermarlo, è il presidente della Comunità Islamica del Trentino Alto Adige e imam di Trento, il siriano Aboulkheir Breigheche, a proposito delle misure cautelari eseguite oggi al Ros dei carabinieri in un'operazione antiterrorismo, che riguarda anche un uomo che viveva a Merano, in Alto Adige, Abdul Rahman Nauroz, uno degli arrestati nel blitz del Ros, risultato "particolarmente attivo nell'attività di reclutamento", "sia attraverso internet, sia attraverso lezioni che teneva nel proprio appartamento.

Quanto al reclutamento di foreign fighter, "qualsiasi attività illegale, come il reclutamento, è a danno della comunità locale, di quella italiana e dell'intera comunità che vive in Occidente. È del tutto estraneo a quello che cerchiamo di fare e di insegnare. Ci auguriamo quindi che questo tipo di persone vengano individuate e condannate. Noi facciamo attività di sensibilizzazione e di solidarietà, come il volontariato".

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