Mantova, inchiesta sulla ‘ndrangheta, sindaco indagato per corruzione

Aveva intessuto a Roma una rete per far pressioni sul Consiglio di Stato e sul ministero dei Beni culturali in modo da ottenere il via libera per la lottizzazione Lagocastello, sulla sponda sinistra del lago Inferiore di Mantova, l’imprenditore Antonio Muto, nato a Cutro (Crotone) ma da anni nel Mantovano dove si era guadagnato un posto di rilievo nel gotha delle costruzioni.

Nella sua rete sarebbe riuscito a coinvolgere il sindaco di Mantova Nicola Sodano (centrodestra), 57 anni, originario di Crotone ma da 40 anni trapiantato a Mantova, il presidente emerito del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, gli ex parlamentari del Pdl Luigi Grillo e Franco Bonferroni e l’ex consigliere provinciale di Reggio Emilia Tarcisio Zobbi.

È quanto emerge dalle carte, tra intercettazioni e pedinamenti, dell’operazione Pesci contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia e nelle istituzioni della Lombardia condotta dalla Dda di Brescia, pubblicate oggi dalla Gazzetta di Mantova.

I quattro politici, l’ex magistrato e l’imprenditore risultano indagati. Sodano (che secondo i carabinieri aveva asservito la sua funzione pubblica all’interesse privato), come Bonferroni e Zobbi, è accusato di corruzione e peculato, Grillo e De Lise di corruzione in atti giudiziari così come Muto, considerato vicino alla cosca calabrese dei Grande Aracri, indagato anche per estorsione e associazione mafiosa. In un’intercettazione ambientale del 29 maggio alle 10.21, un’ora e mezza dopo il terremoto che colpì il basso Mantovano, Muto, in auto, rivolto alla moglie, si augurava «la botta forte, un minuto, un minuto ne fa dei danni e poi si crea lavoro».

Dalle carte spunta la macchinazione ordita da Muto, con la complicità dei politici, per realizzare il suo progetto immobiliare in una zona vincolata: 200 villette e un hotel di fronte ad un panorama mozzafiato con il castello, il Ducale, le cupole e le torri. L’imprenditore puntava a corrompere qualche giudice del Consiglio di Stato (si parla di una mazzetta di 60mila euro) che avrebbe affrontato il tema Lagocastello, già bocciato dal Tar, l’8 maggio 2012, ma si teneva anche una sorta di piano B: un tavolo tecnico ministeriale (mai costituito) per un accordo extragiudiziale che evitasse il Consiglio di Stato facendo pressioni sul neo sottosegretario ai Beni culturali, Roberto Cecchi, attraverso Bonferroni.

Muto avrebbe cercato di coinvolgere anche il sindaco Sodano, al cui studio di architettura affidò l’incarico di rivedere le planimetrie della lottizzazione per ridimensionarla in modo da non coinvolgere l’area vincolata. Sarebbe stato Sodano ad andare dal sottosegretario Cecchi con il nuovo progetto.

Il sindaco di Mantova oggi sulla sua pagina Facebook sottolinea soddisfatto come siano cadute le accuse di metodi mafiosi e corruzione in atti giudiziari; «quanto a quella di corruzione - aggiunge - dimostrerò la mia innocenza alla magistratura di cui ho fiducia. Non vi tradirò e grazie a chi continua a starmi vicino».

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