I superstiti: 200 migranti morti in mare al largo di Lampedusa

Sarebbero circa 330 i migranti morti nel naufragio di due giorni fa nel canale di Sicilia, al largo delle coste libiche. È quanto hanno raccontato alcuni superstiti raccolti da una nave mercantile e giunti stamane a Lampedusa a bordo di una motovedetta della guardia costiera. La loro testimonianza è stata raccolta dai responsabili dell’Unhcr. I gommoni partiti dalla Libia e naufragati, ognuno con un centinaio di persone a bordo, erano quattro, con un totale di 420 persone partite.

I sopravvissuti, originari del Mali e del Senegal, erano in due su un gommone e in sette sull’altro; uno di loro è un minore. Hanno raccontato di essere partiti sabato scorso dalle coste libiche insieme a un terzo barcone sul quale viaggiavano i 105 profughi soccorsi da due mercantili, 29 dei quali sono morti assiderati mentre venivano trasportati a Lampedusa dalle motovedette della Guardia Costiera.

I gommoni avrebbero fatto naufragio lunedì pomeriggio, tra le 15 e le 16, dopo essere stati capovolti dalle onde del mare forza 8.

I nove superstiti sarebbero riusciti a salvarsi rimanendo aggrappati disperatamente ai tubolari prima di essere soccorsi da un rimorchiatore italiano. La guardia costiera, che negli ultimi due giorni ha partecipato con grande impegno e spirito di abnegazione alle operazioni di soccorso che si sono svolte al limite delle acque libiche, sta valutando il racconto dei nove superstiti. La zona del naufragio, nonostante le proibitive condizioni meteo, è già stata perlustrata dalle unità intervenute sul posto e da un aereo Atr 42 alla ricerca degli oltre 200 dispersi sulla cui sorte non vi sarebbero purtroppo speranze.

Immediato, poco fa, l’intervento di Papa Francesco, che ha rivolto alla tragedia il suo pensiero al termine dell’udienza generale del mercoledì: «Seguo con preoccupazione le notizie giunte da Lampedusa, dove si contano altri morti tra gli immigrati a causa del freddo lungo la traversata del Mediterraneo. Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime e incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso».

«Noi esprimiamo profondo dolore per i morti nel Mediterraneo e siamo molto soddisfatti per l’iniziativa di una riunione straordinaria in Ue, perché quella è la strada: occuparsene in Ue sempre meglio e di più. L’Italia ha già fatto quello che era possibile», ha commentato il ministro dell’interno Angelino Alfano.

L’esponente del governo anche in questi momenti ha ricevuto un attacco dal leader del Carroccio, Matteo Salvini: «Alfano come ministro dell’immigrazione sta combinando dei disastri. È un ministro degli immigrati, che si occupa degli immigrati e non dell’Interno», ha detto il numero uno della Lega Nord, partito che ha chiesto con forza, per molti mesi, la cancellazione del dispositivo di intervento della marina militare «Mare Nostrum» (avviato dal governo Letta dopo la tragedia dell’ottobre 2013 con circa 300 vittime).

La richiesta leghista è stata accolta nell’autunno scorso dal governo Renzi, che ha chiuso l’operazione «Mare Nostrum» limitando nuovamente l’azione alle acque territoriali senza soccorrere imbarcazioni in difficoltà in alto mare. In campor esta il dispositivo europeo Triton, che però ha altre forze e finalità

Il ripristino dell’operazione che in un anno aveva salvato innumerevoli vite umane, viene chiesto a gran voce da molte organizzazioni umanitarie che si occupano di migranti, profughi e richiedenti asilo. «Di fronte alle dimensioni della tragedia che ha coinvolto secondo le prime testimonianze raccolte dai sopravvissuti al Cpsa di Lampedusa quattro diverse imbarcazioni con un totale di circa 450 migranti, tra cui almeno tre bambini, l’inerzia del governo italiano e dei membri dell’Unione europea è inaccettabile.

Chiediamo che Roma si attivi immediatamente esigendo un incontro urgente e straordinario del consiglio dei ministri dell’interno dell’Unione europea per ripristinare l’operazione Mare Nostrum o un sistema di soccorso simile che abbia il mandato, la capacità e i mezzi necessari per evitare che altre tragedie si ripetano», dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, ricordando che nel solo mese di gennaio 2015, nonostante le condizioni climatiche avverse dell’inverno, sono giunti in Italia 3.528 migranti, di cui 195 donne e 374 minori (374 non accompagnati), circa il 60% in più rispetto allo stesso periodo del 2014 quando erano arrivati 2.171 migranti, di cui 91 donne e 342 minori (262 non accompagnati).

Save the Children rinnova l’appello lanciato insieme alle altre organizzazioni non governative (Ai.bi., Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Fondazione Migrantes, Intersos, Terre des Hommes) per chiedere a Italia e Ue un reale cambio di rotta nelle politiche sull’immigrazione.

«Da un anno e mezzo chiediamo con forza di potenziare le capacità di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo», sottolinea per parte sua Laurens Jolles, delegato dell’agenzia Onu Unhcr per il Sud Europa commentando la nuova tragedia al largo delle coste di Lampedusa.
«Siamo sconvolti - afferma - dalla notizia della morte di altri 203 fra migranti e rifugiati, numero che potrebbe salire ulteriormente se venisse confermata la notizia di un quarto gommone disperso. Il governo italiano con Mare Nostrum ha dimostrato l’impegno a voler trovare una soluzione, e l’Unhcr ha più volte fatto appello affinché l’operazione diventasse di gestione europea. Sorprende che non ci sia ancora la capacità di farsi carico di questo impegno data l’entità della crisi umanitaria in corso. L’operazione Triton non ha come suo mandato principale il salvataggio di vite umane e quindi non può essere la risposta di cui c’è urgente bisogno».

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