Giungla delle società partecipate: in Italia sono oltre 11 mila

Sono molte di più di quanto non avesse stimato l’oramai ex commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli. La giungla delle società e delle imprese «partecipate» da enti locali e amministrazioni pubbliche conta oltre 11.000 soggetti e ha un peso enorme in termine di addetti: 977.972, quasi un milione di persone.

Ad aggiornare i dati è l’Istat con una fotografia che rivela molti dettagli.

Delle 11.024 società «pubbliche» censite non tutte sono operative. Ce ne sono 1.500 che non sono attive: non hanno presentato un bilancio o la dichiarazione dei redditi. E a loro si aggiungono altre 2.000 che, pur vantando qualcosa da fare, non hanno dipendenti. Hanno solo organi di gestione, manager. Ce ne sono poi 891 che sfuggono ad una classificazione da parte dell’istituto di Statistica, e appaiono un mondo tutto da scoprire.

Il faro del governo è comunque acceso. E la scure si abbatterà presto anche se, l’obiettivo di raggiungere solo 1.000 partecipate, appare non proprio alla portata. La Legge di Stabilità, comunque, prevede un decisa stretta, da realizzare entro il prossimo anno. Già dal 31 marzo i piani di razionalizzazione dovranno essere presentati alla Corte dei Conti. Dovranno preveder la chiusura delle partecipazioni non indispensabili per le finalità istituzionali e l’aggregazioni di quelle dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Le ultime modifiche alla manovra hanno poi previsto il taglio di quelle che hanno solo amministratori o un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti.
Il lavoro da fare, per razionalizzare, è già evidente.

Soprattutto se si punta ad accorpamenti, che consentano - ad esempio sui servizi idrici o su quelli relativi ai rifiuti - di prevedere società in grado di servire più di un comune. Ora invece il 68% delle partecipate conta nel proprio ‘azionariatò un solo soggetto pubblico. Nel futuro, invece, l’unione farà la forza. Porterà risparmi.

Anche perché sono proprio le imprese di un solo ente pubbliche quelle che, in termini occupazionali, pesano di più: riuniscono 738 mila dipendenti, il 75,5% del totale.

L’identikit della «partecipata» è difficile da fare, proprio per la varietà delle tipologie. Ma le medie statistiche servono appunto a questo. La dimensione delle imprese è in media di 124 addetti mentre la forma giuridica che conta un maggior numero di lavoratori (in media 307) è quella della società per azioni: caratterizza il 33% delle imprese censite e conta l’81,9% degli addetti. L’attività economica prevalente, invece, è quella che descrive «attività professionali, scientifiche e tecniche»(il 13,4% del totale), ma che registra solo il 2,8% dei lavoratori. Mentre le imprese di «trasporto e magazzinaggio» valgono solo il 10,3% del totale, ma raccolgono il 37% del personale complessivo.

La diffusione territoriali è piuttosto omogenea, con il Sud che comunque resta il fanalino di coda. Il maggior numero di partecipate è nel Nord-ovest. Ne raccoglie il 27,7% (al suo interno la Lombardia ne conta il 16,2%). Seguono, a poco distanza il Nord-est, con il 27,5% delle aziende, il Centro con il 23,8% e, da lontano, il Sud (14,7%). La classifica cambia però se si considerano gli addetti, graduatoria dove vince il Centro (53,4%), grazie al Traino del Lazio (45,3%).

Corrado Chiominto

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