Compagna uccisa e messa nel freezer, prende 30 anni

Trenta anni per aver ucciso la sua compagna nascondendola poi in un freezer a pozzetto in casa. È questa la condanna inflitta a Giulio Caria, 35enne sardo di Berchidda che a Bologna aveva iniziato una nuova vita con Silvia Caramazza, 39enne di buona famiglia bolognese

poliziaTrenta anni per aver ucciso la sua compagna nascondendola poi in un freezer a pozzetto in casa. È questa la condanna inflitta a Giulio Caria, 35enne sardo di Berchidda che a Bologna aveva iniziato una nuova vita con Silvia Caramazza, 39enne di buona famiglia bolognese. Una relazione che, per l'accusa, era in realtà punteggiata di molestie, vessazioni, intrusioni nella vita della donna, controlli ossessivi: in una parola, stalking. Il gup Gianluca Petragnani Gelosi è rimasto in camera di consiglio per circa quattro ore. Il rito abbreviato garantisce a Caria uno sconto. La richiesta iniziale del pm Maria Gabriella Tavano era stata ergastolo. La lite, al culmine della quale Silvia è stata uccisa, massacrata con un corpo contundente, sarebbe nata per gli inquirenti dalla decisione della donna di rompere quella relazione diventata difficile.

 

Gli atti giudiziari raccontano la storia di una ragazza fragile. Curata da anni per un disagio che sia era, giocoforza, approfondito dopo la morte della madre e di un padre molto amati, e un matrimonio finito. Una giovane donna che piano piano si era isolata dagli altri familiari, che avevano anche cercato di starle vicino, e metterla in guardia da quella relazione, che ai parenti non sembrava disinteressata da parte dell'uomo. Un tentativo di metterla in avviso che aveva avuto però solo l'effetto di raffreddare i rapporti tra familiari.

 

Così quando tra la tarda serata dell'8 e il 9 giugno 2013 Silvia fu uccisa nel suo appartamento, era di fatto sola. Al punto che solo dopo alcuni giorni parenti e amici denunciarono la sua scomparsa. Non li tranquillizzavano infatti gli strani sms che arrivavano dal suo telefono. Non era il suo tono, non era il suo linguaggio. C'erano errori di grammatica che Silvia non avrebbe fatto. Dopo alcuni giorni di ricerche, la sera del 27 giugno, la squadra mobile della polizia entrò in casa. C'era un congelatore a pozzetto. Aprendolo, la macabra scoperta: dentro sacchi del pattume il corpo congelato di Silvia. Lui, Giulio Caria, diventò subito un ricercato. Fu arrestato due giorni dopo nella sua Sardegna. 

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