Boschi: «Abolire il Senato anche da soli»

«I numeri li abbiamo comunque». Poche parole, per un avvertimento: «Se Forza Italia dovesse sfilarsi» dal patto sulle riforme, si andrebbe avanti con i soli numeri della maggioranza, ostenta tranquillità il ministro Maria Elena Boschi intervistata su SkyTg24. Il governo tira dritto con «determinazione», senza lasciarsi mettere «i bastoni tra le ruote» e tantomeno «scoraggiare» dalla voce grossa di Silvio Berlusconi. Ma il clima si surriscalda, gli azzurri non nascondono l'irritazione. Pronti ad alzare la posta, a partire dalla legge elettorale

«I numeri li abbiamo comunque». Poche parole, per un avvertimento: «Se Forza Italia dovesse sfilarsi» dal patto sulle riforme, si andrebbe avanti con i soli numeri della maggioranza, ostenta tranquillità il ministro Maria Elena Boschi intervistata su SkyTg24. Il governo tira dritto con «determinazione», senza lasciarsi mettere «i bastoni tra le ruote» e tantomeno «scoraggiare» dalla voce grossa di Silvio Berlusconi. Ma il clima si surriscalda, gli azzurri non nascondono l'irritazione. Pronti ad alzare la posta, a partire dalla legge elettorale.
Matteo Renzi trascorre la giornata a Palazzo Chigi. Si concede passeggiata, colazione e messa di primo mattino. Poi torna a immergersi nel lavoro. Martedì il Def, poi la delicata partita delle nomine al vertice delle società partecipate dallo Stato. Del polverone sollevato dalle parole del Cavaliere sulle riforme, il premier parla nel pomeriggio con Pier Ferdinando Casini, che gli assicura pieno sostegno. Per quanto lo riguarda, ad ogni modo, la linea non cambia: si può discutere del testo del ddl costituzionale (la prossima settimana, annuncia in un'intervista a Qn, il Pd organizzerà un seminario a porte chiuse sul tema), ma sono irremovibili alcuni paletti: i senatori non saranno eletti.
A Palazzo Chigi si è fiduciosi che alla fine l'accordo terrà e la tabella di marcia verrà rispettata. Senza voler cercare «alibi», ammette Renzi, è innegabile «il tifo» di «un sacco di gente» perchè il governo «fallisca». Ma la strategia del «rullo compressore» porterà i suoi risultati: «Non vorrei si pensasse che abolito Cnel, province e Senato mi tranquillizzerò. Per me quello è l'antipasto», rilancia il premier.
E se Berlusconi decidesse per lo strappo? «Scommetto sulla tenuta dell'accordo», premette il ministro Boschi. Ma «la maggioranza ha comunque i numeri per approvare la riforma».
Approvazione a maggioranza assoluta, poi il referendum: lo scenario alternativo a quello del via libera al ddl con il «contributo» di FI e a maggioranza di due terzi, non scoraggia il governo. Il Pd, assicurano Boschi e Renzi, «sarà compatto», perchè la linea è stata data dagli elettori alle primarie. Gli alleati di governo non faranno mancare il sostegno. Anche i professori che si mettono «in cattedra» per bocciare la riforma sono solo «una minoranza», sostiene il ministro. E se Berlusconi alza la voce, la causa va ricercata nei «problemi interni a FI».
«Sommessamente vorrei far notare al ministro Boschi che i problemi sulle riforme ce li ha il Pd, non FI», replica Giovanni Toti. «La inesperta ministra abbassi le penne», intima Maurizio Gasparri. In realtà il governo ha «una paura matta di andarsi a schiantare», sibila Renato Brunetta, che torna a chiedere di approvare subito in via definitiva la legge elettorale, prima delle riforme costituzionali.
«Non ci facciamo certo scoraggiare da chi cerca di metterci i bastoni tra le ruote», tant'è che «non pensiamo a un piano B in caso di fallimento», ostenta sicurezza Boschi.

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