Sacchetti biocompostabili, ci hanno preso in giro

Sacchetti biocompostabili, ci hanno preso in giro

Qualche anno fa la Comunità delle Giudicarie lanciò una campagna per “la corretta gestione dell’umido” intimando che «per raccogliere l’umido si devono utilizzare solo sacchetti compostabili, anche quelli della spesa». Non solo, furono offerti i sacchetti in dotazione per il primo anno (biodegradabili/compostabili a norma Uni En 13432), un investimento notevole immagino.

Il rifiuto organico, chiamato anche FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani), è rappresentato dagli scarti di cucine e mense. È un materiale prezioso poiché può essere recuperato per produrre compost oppure con scopi energetici, per produrre biogas e quindi elettricità ed energia termica.

È di qualche giorno fa la notizia che le bioplastiche non sono la soluzione (non solo per la cultura dell’usa e getta) ma, ci avvertono i gestori del rifiuto organico invitare i cittadini a buttare nel bidone dell’organico la bioplastica dicendo che è compostabile equivale a buttare nell’organico l’imballaggio.

Ora mi chiedo il servizio ambientale della Comunità si sarà confrontato con i gestori dei biodigestori ove viene conferito l’umido? O si è fatto tutto a spanne tanto per fare marketing? A Salorno dicono c’è (da 12 anni!) il divieto di usare sacchetti sia pure “biocompostabili”, possono essere usati i soli sacchetti di carta.
Noi invece abbiamo disseminato il territorio di bioplastiche credendo di essere “virtuosi”, ma era solo pubblicità e propaganda, o sono il solito polemico?

Aldo Collizzolli


 

Si sta studiando un'alternativa?

So che tu vai fiero del titolo di “solito polemico”, caro Aldo, e non sarò certo io a toglierti l’ambito “vessillo”. Però la cosa di cui scrivi - e che noi stessi abbiamo verificato - è a dir poco paradossale. Non si trattava di pubblicità e di propaganda, però: tutti - a cominciare dagli esperti consultati a suo tempo - pensavano che quella fosse una soluzione geniale, ma in fase di smaltimento le cose - paradossalmente - si sono rivelate in parte diverse ed è dunque a dir poco opportuno cambiare linea. La domanda è un’altra: c’è qualcuno che se ne sta occupando e che sta, da una parte,  analizzando bene la questione per proporre, dall’altra, una soluzione diversa?

a.faustini@ladige.it

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