Il divorzio è una cosa seria Dubbi su quello “breve”

La lettera al direttore

Il divorzio è una cosa seria: dubbi su quello “breve”

Sia chiaro che non ne faccio un ragionamento freddo e giuridico, né moralistico. Ricordo però che c’è una Legge, una normativa che prevede ci si possa separare o divorziare nel Comune di residenza con il versamento di una marca da bollo di 16 euro, se non vi sono figli minorenni o se questi sono già autonomi ed autosufficienti e non portatori di handicap.
Se, come leggo, sono più i giovani che scelgono questa formula, credo invece che li dovremmo aiutare, educare ad affrontare le difficoltà della vita e smetterla di spianare loro sempre la strada e gettare la spugna. Così avremo sempre più figli fragili e soli.
Quando più di trent’anni fa fondavo l’associazione dicevo: ci si sposa in pompa magna e poi ci si lascia in uno stanzino con due avvocati senza toga che sembrano medici della mutua senza un banchetto e senza un confetto. Fin da subito ero contrario anche al divorzio breve, perché vedo troppe separazioni sofferte, non realmente condivise, o perlomeno condivise solo sulla carta. Dopo sei mesi si può divorziare, non si è ancora superato “il lutto”, il distacco emotivo e si riaprono ferite non ancora elaborate. A suo tempo dissi e scrissi che ci sarebbe voluta meno ipocrisia da parte del legislatore e arrivare ad un divorzio senza passare dalla separazione, come avviene in altri Paesi. Oramai è statisticamente provato che saranno forse l’uno per cento le coppie che dopo una separazione si rimettono insieme.

Elio Cirimbelli


 

Viviamo nell’era dell’usa e getta

Viviamo nell’era dell’usa e getta e purtroppo la formula si applica anche ai sentimenti, ai matrimoni e a molto altro. Non sarà facile uscirne, anche perché la tendenza - mi par di capire, anche se io sono solo un osservatore - è quella di mollare tutto alla prima difficoltà.
Ci si sposa troppo in fretta e ci si lascia troppo in fretta. Non generalizzo, ma la tendenza mi pare evidente. E l’elaborazione del “lutto” di cui lei mi parla in questa sua accorata lettera non diventa solo difficile, ma anche impossibile.

a.faustini@ladige.it

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