Ci siamo persi il sorriso, quello critico

La lettera al direttore

Ci siamo persi il sorriso, quello critico

Caro Direttore, eh già, oggi sulla politica non si fa mai satira per svariate ragioni. In primis perché c'è poco da ridere perché ci pensano già altri; poi perché è vietato criticare visto il ping pong dei blog che ci pensano già loro in tempo reale, e poi perché anche noi non ci pensiamo più. Un po' alla Vasco Rossi, siamo tutti a bere al Roxy Bar.

In questo appiattimento del sorriso, non basta il tuo ottimismo (che invidio) ci vuole qualcosa di più, la conoscenza di come eravamo quando vivevamo in apnea in acque altrettanto difficili ma piene di obiettivi di vita che quelli dopo non hanno capito e ci provano a raggiungere.

Il Sorriso, ovvero lo "humor" è scomparso. In compenso ci pensa la RaiTv con "techetechete" e qualche film su Rai5. Che nessuno vede o pochi. È il cimitero intelligente, le urne dei forti, di quelli che sapevano criticare elegantemente i forti e loro che sapevano altrettanto sorridere e sopportare. Eccetto Giovanni Guareschi che si prese una condanna da Degasperi, sono il fratellino molto, ma molto minore, di Castellacci (Bagaglino di via di Panico), di Erra (storico poco conosciuto) e di Augusto Giovannini che in questo nostro territorio al canederlo ha saputo portare vita, professionalità e incompresa emancipazione. Perché ho lavorato con loro e con tanti altri.

Non si sorride molto e questo mi dispiace. Ma neanche si critica più, con intelligenza, senza malizia, senza rincorrere applausi o riconoscimenti che non verranno mai tributati se non la pubblicazione di una lettera, magari su un giornale.

Giuliano Fago Golfarell


 

Lo humor e i criticoni

Ti do quasi totalmente ragione sulla questione dell'ironia. È scomparsa dalle tv nazionali, da molti teatri, da molti programmi. In fondo abbiamo sempre trovato qualcosa su cui scherzare, noi italiani, anche nei momenti più bui e mette quasi inquietudine il fatto che ci sia sempre meno spazio (un po' ce n'è, ma davvero molto meno di un tempo) per ridere, per scherzare, per sdrammatizzare. Noi ci teniamo stretti il nostro Gardin, però, anche se - com'è normale per i giullari - qualche volta fa arrabbiare interi pezzi della comunità. E amiamo anche gli altri comici locali.

Ti ringrazio, caro Giuliano, anche per aver ricordato, fra gli altri, Augusto Giovannini, un vulcano che ci manca: per quel che ha fatto in questo giornale, in tv, come editore, come collega visionario e sempre pronto anche a far morire dal ridere ognuno di noi. Forse è la nostalgia a rendere tutto più bello, ma manca molto quel clima, il sapore di quel tempo pieno di sogni, una stagione che forse consideriamo d'oro perché parla anche di una nostra personale stagione, che è quella della giovinezza, della spensieratezza, di un mondo da spaccare e da cambiare. E qui introduco il secondo ragionamento. Io penso che il mondo si possa ancora cambiare e per questo penso che le critiche ci siano ancora. Il nostro approccio quotidiano cerca di essere sempre critico, ma mai scioccamente critico. Cerchiamo il buono che c'è, ma raccontiamo anche tutto ciò che non funziona.

Cercando proprio di farlo con intelligenza (con i nostri limiti) e senza malizia. In un mondo che - se ci pensi - è pieno di criticoni, inseguiamo con ambizione la giusta misura. A proposito: sarà mica perché tutti siamo diventati così criticoni che è venuto meno uno spazio per lo humor?

a.faustini@ladige.it

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