Ma i sovranisti non sono barbari

La lettera al direttore

Ma i sovranisti non sono barbari

Egregio dottor Zampini, spiritoso il suo articolo “Educazione civica e Salvini”. Usare la “legge sulla nuova educazione civica” come pretesto per schernire il ministro dell’interno non è molto commendevole. Dà la sensazione che a lei l’educazione dei nostri giovani non interessi.
La legge è stata pensata in funzione preventiva (contrastare bullismo, cyberbullismo, sexting), non istruttiva (l’educazione civica è da sempre parte integrante dei programmi ministeriali di diritto e storia). Se i giovani non conoscono la Costituzione non è perché non viene loro spiegata, ma perché nessuno più si preoccupa che venga studiata come si dovrebbe, in modo cioè da ritenerla, fissarla nella mente. Se proprio di questa legge si voleva dire qualcosa di coerente con la logica della sua finalità, era che a nulla serve incrementare vieppiù l’astratta spiegazione delle regole del vivere civile se poi nessuno concretamente si assume la responsabilità di farle rispettare. Fingere di plaudirla quale baluardo contro l’ignoranza giuridico-costituzionale dei barbari sovranisti, me lo lasci dire, non è cosa culturalmente molto elevata.
Quel “datemi i pieni poteri” del ministro non sarà montesquienamente corretto, ma dedurvi velleità monarchico-assolutiste è da faziosi. Lei, l’incultura la vede circoscritta al solo ambito sovranista, ma invece è equanimemente diffusa in tutti i partiti: terrapiattismo, no vaxismo, complottismo delle scie chimiche, fideismo nell’esistenza delle sirene sono tratti caratterizzanti dei giovani d’oggi, anche di quelli che occupano uno scranno parlamentare. Invece di giocare con le paure irrazionali della gente per fini elettorali, non sarebbe allora più opportuno iniziare a chiedersi se questo diffuso analfabetismo funzionale non abbia forse a che fare con qualche malfunzionamento del nostro sistema scolastico?

Mario Refatti


 

Certe frasi non possono non spaventare

Sulla scuola c’è molto da fare, anche perché quello - per definizione - è il luogo nel quale si può ricostruire un Paese, ma mi pare che il ragionamento di Zampini fosse abbastanza chiaro, soprattutto sul piano istituzionale. Al di là del giudizio politico, certe frasi non possono non spaventare.

a.faustini@ladige.it

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