M49 affamato e senza collare

M49 affamato e senza collare

Quando un essere malamente recluso scappa, quando è odiato e temuto da tutti, quando ha fame, ecco cosa fa. Si arrabbia (scritto con due zeta!) Tutti si lamentano, hanno paura attendendo i rimborsi provinciali in miele, vacche e pecore predate che certo non mancheranno.
Ma quanto ci costa tutto ciò? Papillon è il simbolo vivente di un rimboschimento animale fatto senza attenzione, come pure i nostri lupi. Anni fa per attirare nel Trentino faunistico i turisti amanti della natura selvaggia e pura, si sono ingenuamente introdotti questi animali alla Cappuccetto Rosso e alla San Romedio, lasciandoli proliferare senza controlli. Non si era fatto nulla per i cervi (via della Cervara a Trento) o per i daini, tipo quelli del Bondone che accuditi malamente a Vaneze - vicino dove abitavo - un giorno scomparvero. Certamente finiti al sugo!
Non sono animalista né ben pensante. I cani però non si lasciano in autostrada, i criceti non si mollano nel prato del vicino, le ochette comprate al mercato degli animali non si lasciano a Toblino. Suggerisco quindi a Papillon di allontanarsi da noi, prendere un pullman, pagare regolarmente il biglietto e andare a vivere nel Parco nazionale d’Abruzzo dove certamente non gli toglieranno il “collare”.

Giuliano Fago Golfarelli


 

Non c'è spazio per gli orsi problematici

È davvero molto simpatica la tua lettera. Non si può però dire che non sia stato seguito con attenzione il... ritorno dell’orso. Parlo ovviamente di ritorno pensando al suo reinserimento - seguito molto bene da tanti esperti di ora in ora -, perché ora bisognerebbe parlare di fuga. Ma questa è un’altra storia. Anzi: un’altra cronaca. Perché l’attualità e la paura si sono impadroniti di ogni possibile ragionamento. Assai diverso il caso dei lupi, perché si muovono in branco e, soprattutto, perché sono arrivati da soli. In tutti i casi, è giunta l’ora di fare i conti con i numeri, riconoscendo all’orso i meriti che ha avuto in questi anni - parlo dell’ecosistema, non solo dell’immagine (che fino a ieri ha molto beneficiato del ritorno del plantigrado) di un territorio -, ma prendendo contestualmente atto del fatto che in Trentino Alto Adige, oggi, non possa esserci uno spazio infinito per gli orsi e, soprattutto, che non ci sia proprio spazio per quelli problematici. Immagino che un giorno si inizierà a parlare di caccia di selezione e considero comunque normale che ci si dia una sorta di tetto. Tema che inevitabilmente si proporrà anche per i lupi.
Si tratta semplicemente di cercare una soluzione senza farsi guidare dai pregiudizi e ammettendo anche che in tutti questi anni, tutto sommato, la convivenza fra uomo e animali abbia retto. Il che non vuol dire, intendiamoci, che si possa sottovalutare un tema che a questo punto non si può proprio più rinviare.

a.faustini@ladige.it

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