Tra auto, bici e pedoni c'è bisogno di buonsenso

Tra auto, bici e pedoni c'è bisogno di buonsenso

Gentile Direttore, ho letto la lettera relativa all’inosservanza dei diritti di precedenza e della mancata attenzione all’incolumità dei ciclisti. Apprezzo il parere formulato e vorrei dire che la strada principe è quella del buon senso. Mi trovo di volta in volta ad essere pedone, ciclista e automobilista. Devo dire che come automobilista non mi costa niente alzare il piede e lasciar decelerare il mio veicolo per rispettare le precedenze prescritte e quelle di buon senso. Mi costa molto di più decelerare quando sono in bici e pur avendone il diritto devo frenare, vanificando la fatica impiegata nel raggiungere l’allegra velocità che deve trasformarsi in inutilizzabile caloroso attrito a discapito dei mie poveri freni, che non ringrazierò mai abbastanza.Quando sono pedone apprezzo i ciclisti che senza inutili scampanellii attendono di passare con garbo, ma cerco di mostrare le mie intenzioni dialogando con loro per lo più con eloquenti sguardi di intesa, ma anche con simpatici sorrisi, perché mi ricordo da ciclista la difficoltà di decidere da che parte andare per evitare contatti che seppure a basse velocità non sono auspicabili. Quando sono un ciclista mi ricordo di quanto io sia un pedone distratto, soprattutto quando sono in compagnia e magari sto amabilmente discorrendo e non mi accorgo di ciclisti che chiedono strada. Certo che c’è una cosa che non sopporto, l’accanimento di certi automobilisti e anche di certi guidatori di autobus nel non voler concedermi di rimanere in sella negli attraversamenti pedonali, per poter avere la precedenza, a parte il mancato rispetto anche quando sono pedone. Mi sembra un’assoluta mancanza di buon senso, in quanto in sella alla bici lascerei libero il passaggio prima. Non di meno ciò risulta anche contrario alla legge, in quanto il mio obbligo a scendere dalla sella ci sarebbe solo per non recare intralcio a pedoni presenti, in quel caso l’automobilista sarebbe già obbligato a fermarsi. La norma è l’articolo 182, comma 4 (in verità non si tratta di un obbligo vero e proprio ma di un obbligo comportamentale), infatti il IV comma stabilisce che: «4. I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza».Individuata la norma, si pone il problema di come deve essere interpretata. In realtà, e non ho timore di essere smentito, non c’è mai stato un contrasto sulla sua interpretazione, non a caso ci sono pochissime sentenze della Cassazione su questo articolo. Infatti, la dottrina e la giurisprudenza sono unanime nel ritenere che «la situazione di intralcio o di pericolo che dev’essere evitata, non riguarda la circolazione dei veicoli, ma solo quella cui sono esposti i pedoni».Quindi cari automobilisti, non abbiate timore, non avrete perso nessun diritto a lasciare passare i ciclisti sulle strisce, avrete solo risparmiato tempo perché il ciclista in sella lascerà libero il passaggio prima, a volte basta solo alzare il piede dall’acceleratore e viaggiare. 

(«Gentilmente senza fumo con amore
Dolcemente viaggiare
Rallentando per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente senza strappi al motore»)

Fabrizio Russo


Evitiamo di finire nelle nostre paure

Apprezzo che abbia cercato di raccontarci l’automobilista, il ciclista e il pedone che “abitano” in lei. È incredibile come i tre soggetti - anche se, nel suo caso, si rispettano fra loro - abbiano comunque personalità differenti, no? Mi fa anche piacere che accanto alle leggi, lei richiami la cosa di cui c’è davvero maggior bisogno: il buonsenso. Lei chiude la lettera citando la bella canzone di Battisti, canzone che ci invitava in fondo anche ad evitare di finire nelle nostre paure. Evidentemente c’è chi ha sempre paura di arrivare tardi. Come se rispettare un ciclista, un pedone o un automobilista (a seconda della “parte” che interpretiamo) ci facesse mancare l’appuntamento della vita. È incredibile quanto sia difficile la convivenza con l’altro, nelle diverse situazioni della vita.

a.faustini@ladige.it

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