La mia solidarietà a Luis Durnwalder

La mia solidarietà a Luis Durnwalder

Caro Direttore, non ho mai avuto a che fare direttamente con Luis Durnwalder, ma l’ho sentito spesso esprimersi con intelligenza, semplicità e concretezza. Soprattutto sono note le sue abitudini di ascoltare la gente, tutti, senza differenza di lingua, censo o appartenenza, il mattino presto, nel suo ufficio, senza appuntamento.
Sono tantissime le storie su come riusciva a sbloccare situazioni incancrenite dalla burocrazia senza ricorrere a sotterfugi o illegalità, ma usando le sue capacità, la sua autorevolezza e le sue relazioni per risolvere i problemi, grandi e piccoli, specie dei comuni cittadini.

Mi colpì una vicenda narratami qualche anno fa da un’amica insegnante di Merano. Due professori di ginnastica meranesi prendevano il treno tutte le mattine per andare ad insegnare a Bolzano e due colleghi bolzanini facevano altrettanto per andare a Merano. Vane le suppliche, i ricorsi, le carte bollate, finché un mattino alle 5 si presentano nell’ufficio di Durnwalder a raccontare la loro storia. «Ma non è possibile! Unmöglich!!», il commento del nostro, e qualche giorno dopo i quattro ricevono la lettera di trasferimento.

Noi abbiamo tanto bisogno di gente così in politica, persone che mettono al primo posto ascolto, ragionevolezza e buon senso, non regolamenti, ideologia ed appartenenza.
Ecco perché vederlo trattare alla stregua di un delinquente per essersi comportato da buon padre di famiglia, senza andar troppo per il sottile in rendiconti e giustificativi, ha provocato una stretta al cuore a tutti coloro che lo hanno ammirato e stimato. Vorrei esprimere a Luis Durnwalder la solidarietà mia e di altri, assicurandogli che non sarà questo infortunio giudiziario a scalfire la grandezza della sua figura.

Ezio Trentini - Vervò


 

Ma le regole vanno rispettate

Ad essere in discussione non sono però le indubbie capacità politiche di Durnwalder o l’intelligenza di re Luis, ma il suo modo di gestire i famosi fondi riservati. La condanna è infatti legata a questo e non a una storia politica o a una lunga gestione politico-istituzionale della Provincia di Bolzano.

Lei cita fra l’altro un episodio nato alle cinque di mattina, in quelle lunghe code che i sudditi facevano appunto per incontrare il principe. Episodi che da una parte danno l’idea delle porte aperte a a tutti, ma che dall’altra parte ricordano il feudalesimo, con il signorotto del paese, riverito dalla plebe, che risolve i problemi con una specie di bacchetta magica. Giro dunque la sua solidarietà all’ex presidente, ma l’essere un grande leader prevede anche il rispetto delle regole. Rispetto che ad avviso dei giudici non c’è stato.

a.faustini@ladige.it

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