Reddito o pensione di cittadinanza in Trentino lo prendono in 5.933 in media 352 euro al mese

di Giorgio Lacchin

Sono 2.534 i nuclei trentini che percepiscono Reddito o Pensione di cittadinanza (5.933 le persone coinvolte). L’importo medio mensile del sostegno economico è di 352,27 euro.

Questi 352 euro sono la cifra più bassa d’Italia. Dopo quello trentino, gli importi mensili più bassi sono il friulano (365,40), il valdostano (376,11) e il veneto (386,06). Gli assegni più corposi finiscono invece nelle tasche di campani (551,12) e siciliani (530,37). La media italiana è di 482,36 euro; quella del solo Nord Italia è di 415,71 euro.

Se moltiplichiamo l’importo medio mensile per 12 scopriamo che, all’anno, il “nucleo medio” trentino percepisce 4.227,24 euro. La spesa annuale che lo Stato affronta per i trentini percettori di Reddito o Pensione di cittadinanza è così di 10 milioni 711mila 826 euro.

Le risorse devolute dallo Stato ai nuclei familiari trentini attraverso Reddito e Pensione di cittadinanza rappresentano un equivalente risparmio per le casse pubbliche provinciali: in Trentino, infatti, l’Assegno unico integra l’aiuto statale.

In provincia di Trento, il Reddito di cittadinanza e la Pensione di cittadinanza sono stati richiesti da 5.806 nuclei. La domanda è stata accolta per 2.686 nuclei (il 46% del totale), di cui 152 “decaduti”; 1.053 domande sono tuttora in lavorazione, 2.067 (il 35,6% del totale) sono state respinte.

I motivi di decadenza sono la rinuncia del beneficiario (5% dei nuclei), oppure la variazione della situazione reddituale del nucleo (10%), la variazione della composizione del nucleo (37%) o la variazione congiunta della composizione e della situazione economica del nucleo (48%).
Al netto dei “decaduti”, il reddito di cittadinanza è stato percepito in Trentino da 2.195 nuclei (le persone coinvolte sono 5.575) per un importo medio mensile di 384,61 euro. Sempre al netto dei “decaduti”, la pensione di cittadinanza è stata percepita in Trentino da 339 nuclei (358 le persone coinvolte) per un importo medio mensile di 148,90 euro.

Il Reddito di cittadinanza è «una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale»; si tratta di «un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari, finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale».

In Italia 1,5 milioni di nuclei hanno presentato una domanda di Reddito o Pensione di cittadinanza all’Inps (il dato è aggiornato all’8 ottobre): 982mila sono state accolte, 126mila sono in lavorazione e 415mila sono state respinte o cancellate. Dall’aprile 2019 ad oggi, 39mila nuclei sono decaduti dal diritto.
Le regioni del Sud e delle Isole, con 849mila nuclei (56%), detengono il primato delle domande pervenute, seguite dalle regioni del Nord con 425mila nuclei (28%), e da quelle del Centro con 249mila (16%).

Quanto alla cittadinanza di chi ha richiesto la prestazione, nel 90% dei casi risulta erogata a un italiano, nel 6% a un cittadino extracomunitario in possesso di un permesso di soggiorno, nel 3% a un cittadino europeo e infine nell’1% dei casi a familiari dei casi precedenti.

L’introduzione di Reddito e Pensione di cittadinanza comporta l’erogazione di importi mensili decisamente più elevati rispetto al precedente Reddito di inclusione. Se poniamo a confronto il Reddito di inclusione con il Reddito di cittadinanza, scopriamo che l’importo medio erogato a settembre 2019 è più elevato del 73% rispetto all’importo medio del Reddito di inclusione (509 euro “contro” 294 euro).

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