Morti con il parapendio, l'esperto Lorenz : «Con le correnti calde serve grande padronanza»

di Marica Viganò

L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Per chi va in parapendio può nascondersi in una corrente ascensionale particolarmente potente. In val di Fassa agli amanti del volo libero - oltre all’immancabile prudenza - è consigliata una certa confidenza con la vela.

«Diciamo che da noi è richiesta un po’ di esperienza in più» spiega Ivan Lorenz, presidente dell’Icarus Flying Team val di Fassa. Due infortuni mortali in due giorni, altri due feriti - fortunatamente non gravi - ricoverati negli ospedali di Trento e di Cavalese: la drammatica sequenza è iniziata domenica con ben tre interventi dei soccorritori in poche ore.

«Nello stesso pomeriggio io sono stato in volo quattro ore. Né ieri né oggi (domenica e lunedì, ndr) c’erano condizioni di volo particolarmente impegnative o difficoltose, al punto di giustificare manovre di emergenza - spiega Lorenz - La val di Fassa è conosciuta in tutto il mondo per il volo libero, per un ambiente naturale che è eccezionale. Ciò non toglie che ci troviamo in un punto in cui il volo può diventare impegnativo. È naturale chiedersi perché incidenti gravi accadano proprio qui».

La spiegazione è tecnica. «Abbiamo strapiombi di mille metri, abbiamo guglie appuntite e vento forte, condizioni completamente differenti da quelle che si possono trovare in una zona pedemontana verso la Pianura Padana o in area prealpina verso la Francia o la Germania. All’estero non ci sono condizioni pari a quelle che si trovano in val di Fassa e molti dei piloti che vengono da noi sono stranieri».

C’è innanzitutto un problema di conoscenza. «La mattina si può volare in sicurezza: il clima è uguale sia in alto che in basso e non c’è vento. Invece nelle ore più calde del giorno il sole scalda l’aria e in volo ci si muove di più. Succede questo: nelle ore termicamente più attive, tra le 11 e le 15, il sole scalda perpendicolarmente il terreno, che libera aria calda. Aria che sale velocemente: più l’aria è calda e più la corrente ascensionale è forte e richiede al pilota la capacità di controllare il proprio mezzo».

E poi c’è la questione dell’esperienza. «Chi viene in val di Fassa con il parapendio vuole volare tutto il giorno. Ci sono persone che non riescono a valutare il proprio grado di preparazione. Per ottenere il brevetto per il volo libero in Italia ci sono canoni rigidi, previsti dall’Enac, proprio per la conformazione delle nostre montagne, delle Dolomiti. Bisogna frequentare un corso di almeno 4-5 mesi poi superare un esame teorico e un esame pratico. All’estero è diverso. Per volare con il parapendio da noi è richiesto il brevetto, che ogni due anni è necessario rinnovare, ed è obbligatoria una copertura assicurativa con la Fivl, la l’Associazione italiana volo libero - spiega Ivan Lorenz - Il problema è che non c’è un organo deputato al controllo».

Non esistono verifiche su brevetto e assicurazione prima del volo: i controlli sono sempre “post”, ossia dopo il soccorso, dopo l’incidente. «È una questione che si sta affrontando da tempo con la stessa Fivl, con la Protezione civile, con i soccorsi sanitari - conclude Lorenz - L’obiettivo comune è di trovare una soluzione per volare in sicurezza».

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