Manfrini non parla e resta in cella Oggi a Riva i funerali di Eleonora Perraro

I ricordi non sono ancora arrivati, e se iniziano ad affiorare sono troppo confusi perché lui riesca a dar loro un senso. Questo continua a ripetere a chiunque gli chieda conto di mercoledì notte. Per questo il risultato, ieri mattina, è stato l’unico possibile: si è avvalso della facoltà di non rispondere Marco Manfrini, il 50enne roveretano in carcere da giovedì, con l’accusa di aver assassinato la moglie Elena Perraro nel giardino del bar «Sesto Grado» di Nago.

Nella casa circondariale di Spini di Gardolo si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto: dopo i giorni in cui solo gli inquirenti, coordinati dal pm Fabrizio De Angelis, hanno guardato il suo caso, puntando il dito contro di lui, ieri è stato il primo momento in cui ad esprimersi sui fatti, pur nella fase interlocutoria delle indagini preliminari, è stato un giudice. Il Gip Monica Izzo doveva decidere due cose: se c’erano, giovedì, i presupposti per il fermo, che ha portato Manfrini in carcere. E se adesso ci sono i presupposti per la custodia cautelare in carcere, chiesta dal pm.

Ecco, per il giudice sì, ci sono gli estremi per tenere Manfrini in cella. Perché ci sono sia gravi e concordanti indizi di colpevolezza, sufficienti in questa fase preliminare, sia un pericolo di fuga che impediscono di prendere in considerazione, in questa fase, anche misure cautelari meno afflittive, come i domiciliari. Niente, Manfrini resta in cella.

Quali siano questi indizi, in una certa misura è noto. Manfrini era senza dubbio sul luogo del delitto: è l’ultimo ad aver visto Eleonora viva, è rimasto con lei in quel giardino, ha chiamato i soccorsi al mattino, non appena si è svegliato. La donna aveva segni di violenza soprattutto sul volto e sulla testa - botte e morsi - e sul collo. E la dentiera di Manfrini è stata trovata a terra, sotto ad un pouf. Pur dopo una giornata passata in armonia (a dirlo sono tutti i testimoni che li hanno visti) è probabile abbiano litigato, visto che la fede di lui era a terra, probabilmente gettata via in un moto d’ira. Lui era completamente sporco di sangue, quando i soccorsi sono arrivati. Infine - un dettaglio che nulla dice della notte in cui è morta la Perraro, ma molto sulla dinamica tra i due coniugi - solo una settimana prima della morte di Eleonora, Marco Manfrini era stato raggiunto da un ammonimento orale da parte del questore, dopo che la moglie era stata costretta ad andare al pronto soccorso, per una lesione allo sterno.

Ma se questi sono gli elementi che l’accusa ha fatto valere, e sui quali ha chiesto - e ottenuto - una misura cautelare che impedisse a Manfrini la libertà, è tutta da scrivere la pagina della difesa. Perché quello che non aiuta, è il continuo ribadire di Manfrini, di non ricordare nulla. Quindi l’uomo, assistito dall’avvocato Elena Cainelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere, anche perché non era pensabile fare altro. Un po’ perché parlare in questa fase sarebbe controproducente, senza avere tutti gli elementi chiari, visto che si è in attesa dei risultati degli esami di laboratorio, dal tossicologico ai rilievi del Ris su indumenti, dentiera e stoffa dei pouf. E un po’ perché è l’indagato stesso che vive in uno stato di confusione totale, circa quanto è accaduto. L’unica cosa certa - che per altro potrebbe andare a vantaggio della ricostruzione della difesa - è che quel giorno tra i due coniugi non ci sono stati problemi.

Delle persone che per un motivo o per l’altro li hanno incrociati, gli inquirenti ne hanno sentite ormai parecche. E tutte hanno ribadito che i due coniugi quel giorno sembravano affiatati, sereni. Anche loro stessi - ed Eleonora per prima - avevano questa voglia di farlo sapere ai conoscenti e amici. Quel post su facebook - con la foto scattata solo pochi istanti prima di entrare al bar Sesto Grado - questo era, la voglia di ostentare una felicità forse effimera. Anche la difesa, quindi, ha necessità di ricostruire quanto accaduto quella notte. Ma non è facile, finché Manfrini non supera lo stato di choc e non recupera la memoria. Per questo si sta valutando - una decisione in questo senso è possibile nelle prossime ore - di affidarsi a una consulenza psichiatrica, per capire il trauma di Manfrini e come superarlo, oltre che per indagare la capacità di intendere e di volere. Ma soprattutto, si valuta la possibilità di affidare una consulenza medico legale. Perché in mancanza di testimoni e di ricordi di Manfrini, sarà proprio attraverso le consulenze medico legali che si ricostruiranno quei tragici momenti, che sono costati la vita ad Eleonora Perraro.

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