Elicottero caduto a Nambino l'Agenzia per la Sicurezza del Volo «Incidente per errore umano»

«L’incidente è sostanzialmente riconducibile al fattore umano/organizzativo ed è derivato da una inadeguata gestione dell’elicottero sul luogo dell’intervento che lo ha portato ad impattare con il suolo». Sono le conclusioni contenute nella relazione dell’”Agenzia nazionale sicurezza volo” su quanto successo a Cima Nambino il 5 marzo del 2017, quando l’Agusta dei vigili del fuoco si schiantò sulla neve nel bel mezzo di una bufera mentre tentava di prestare soccorso a due sci alpinisti travolti da una valanga.

L’Ansv ricostruisce al secondo il succedersi degli eventi di quel pomeriggio, concluso con uno schianto che rischiava di trasformarsi in tragedia e che causò alcuni feriti, tra cui un medico rianimatore in modo piuttosto grave, e la perdita del velivolo ridotto a un rottame. L’Agenzia attribuisce la responsabilità dell’incidente all’«assenza a livello di equipaggio di un adeguato addestramento CRM (Crew Resource Management, cioè una preparazione collettiva ad affrontare situazioni di difficoltà)» e in parte anche al pilota e alla sua decisione di compiere l’operazione «in condizioni metereologiche estremamente variabili, in movimento e ad una quota inferiore rispetto a quella contemplata nella manualistica».

Alla luce delle analisi effettuate l’Ansv ha emanato alcune raccomandazioni rivolte al Nucleo elicotteri di Trento: di redigere una guida applicabile ai voli diurni che fornisca indicazioni sull’opportunità dell’impiego di due piloti in specifiche aree geografiche ove l’orografia e le possibili improvvise variazioni di visibilità possano rendere problematica la condotta del volo; inoltre di sensibilizzare gli operatori del comparto emergenze sulla necessità che tutti coloro che si trovano a bordo di un elicottero ricevano l’addestramento CRM combinato.

La relazione è riportata nel numero di settembre di una rivista specializzata di areonautica e colpisce soprattutto per la drammaticità dei dialoghi registrati a bordo negli attimi che precedettero lo schianto. Poco prima di mezzogiorno l’equipaggio dell’Agusta, di ritorno da un’altra missione, riceve dal 118 la richiesta di intervento dei due scialpinisti, un uomo e una donna, a Cima Nambino. L’elicottero atterra a Mattarello alle 11.52 per fare rifornimento e imbarcare il personale e alle 11.56 è già di nuovo in volo. Avvicinandosi a Cima Nambino con sette persone a bordo il pilota contatta il soccorso alpino di zona per ottenere informazioni sulle condizioni meteo; dalle conversazioni emerge un certo pessimismo sulla possibilità di effettuare l’intervento a quota 2.600 metri dove è caduta la valanga. Alle 12.15’59” il pilota commenta il contatto visivo con il luogo dell’intervento ma alle 12.16’25” il tentativo di atterraggio viene interrotto per la mancanza assoluta di visibilità dovuta al sollevarsi della neve. Il pilota decide a quel punto di calare il personale di soccorso col verricello. Nel minuto successivo si colgono dalle registrazioni le voci di pilota e soccorritore alpino a bordo che cercano di riprendere il contatto visivo con gli scialpinisti. Alle 12.17’57” dai dati gps emerge che l’elicottero è a una quindicina di metri di altezza e il soccorritore invita il pilota a tenersi un po’ più in alto per non tornare a sollevare troppa neve. Trenta secondi dopo si chiede al pilota di spostarsi di una ventina di metri. Alle 12.19’00” i riferimenti visivi vengono persi completamente e il pilota comunica la necessità di rilasciare immediatamente il personale calato col verricello. Alle 12.19’06” il soccorritore dice: «Ok siamo a terra». Subito dopo il verricellista avverte: «No, li stai trascinando così!». Segue un concitato colloquio tra i due: «Non andare avanti - sgancia - fermo - tira su!». Alle 12.19’15” il tonfo. Poi solo le voci sullo stato di salute dei feriti e i soccorsi a medico e vericellista.

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