Mani strette al collo, botte e morsi in faccia L'autopsia sul corpo di Eleonora Perraro

di Chiara Zomer

La violenza l’ha investita soprattutto in volto. Eleonora Perraro, la 43enne trovata assassinata al bar «Sesto Grado» di Torbole l’altra mattina, è stata colpita  soprattutto in faccia. Sulla nuca, sugli zigomi e vicino alle labbra. Ma dire cosa l’abbia uccisa non è ancora possibile: tra le ipotesi sul tavolo c’è anche il soffocamento. Per avere risposte precise, serve aspettare. Mentre il principale indiziato, Marco Manfrini, 50 anni, continua a dire di non ricordare nulla. E pure lui attende: è in carcere e lì rimarrà fino all’udienza di convalida, lunedì mattina. Mentre la procura cerca di unire i tasselli di un puzzle meno definito di come si possa immaginare.

L’AUTOPSIA

Il dottor Dario Rainero - alla presenza del consulente della famiglia di lei, il dottor Alessandro Stefanelli - l’ha effettuata ancora giovedì pomeriggio, ma ha tempo 60 giorni per presentare le sue conclusioni al pm Fabrizio de Angelis. E a quanto pare serviranno tutti, perché sembra non sia così evidente la causa della morte. Le percosse ci sono, la più grave delle quali alla nuca, e poi svariate al volto. Ma non c’è quella evidentemente letale.  Non è escluso nemmeno sia stata soffocata: per verificare questa ipotesi è stata sequestrata la stoffa dei puff, e inviata al Ris per analisi. Quel che è certo è che la donna non faceva uso di stupefacenti né aveva malattie che possono aver aggravato l’esito. Ad ucciderla è stata esclusivamente la violenza di quella notte.  

LA DINAMICA

Fino a quando lui non ricorderà qualcosa, si navigherà nel mare delle ipotesi, partendo dai reperti raccolti dal nucleo investigativo dei Carabinieri di Trento e dai colleghi della compagnia di Riva del Garda. Per gli inquirenti, allo stato attuale, gli indizi puntano su di lui. E si immagina una lite improvvisa, perché la giornata era iniziata in armonia: segnali di quel che sarebbe accaduto, non ce n’erano. Non mercoledì.
I due avevano fatto prima un giro a Rovereto, dove avevano deciso di sancire il loro amore con un tatuaggio: lui se l’era fatto realizzare  proprio quel giorno. Il nome di lei, sul braccio. Eleonora avrebbe dovuto imitarlo il giorno dopo: aveva preso appuntamento. «Erano felici, direi euforici», ricorda ora la titolare dello studio. Insomma, non si vedevano nubi all’orizzonte. Avevano deciso di passare la serata sul lago, arrivati al Sesto Grado si sono fatti fare una foto (quella poi pubblicata su Facebook) da un turista tedesco, poi sono entrati a bere qualche cosa. Solo la sera tardi, quando lui certamente era ubriaco, si sarebbe verificata la lite, poi degenerata. Per ricostruirla, i segni sul corpo di lei. Stando alle indiscrezioni, avrebbe una ferita sulla nuca e ferite su uno zigomo, compatibili con una spinta contro un albero: un ulivo aveva tracce di sangue e una sporgenza che rende questa ricostruzione possibile. La donna avrebbe poi in volto i segni di una ferita compatibile con un morso, e a terra sarebbe stata trovata la dentiera di Marco, già inviata al Ris, perché verifichi se ci sono tracce biologiche della donna. Lei avrebbe infine segni di mani sulla gola, ma non così pronunciati da far immaginare un tentativo di strangolamento. E poi ci sono delle ecchimosi, non gravi, sulle gambe. Di sicuro, non ha fatto in tempo a difendersi. Lui ha qualche segno di ferite da difesa, ma davvero poco. Non è stata una lotta. Se è stato lui, l’ha sopraffatta immediatamente, già con i primi colpi. E poi ha infierito. Infine, è rimasto lì con lei, un po’ addormentato un po’ ubriaco, per l’intera notte.

IL SEQUESTRO

Per ora gli inquirenti hanno sequestrato tutto quel che potrà in futuro essere utile. I vestiti di entrambi, ma anche i pouf, il portafoglio di lui e la fede di lui. Perché Marco Manfrini è passato in poche ore dal tatuarsi il nome di lei sul braccio al gettare via la fede, pure quella trovata sotto a un pouf, nel giardino del bar Sesto Grado. Non è stata sequestrata sostanza stupefacente, ma saranno effettuate comunque verifiche tossicologiche. Negativa, infine, la perquisizione in casa dei due coniugi.

LA PROCEDURA

Per ora lui, assistito dall’avvocato Elena Cainelli, resta in stato di fermo in carcere a Spini di Gardolo. Tra lunedì e martedì si terrà l’udienza di convalida: la procura è intenzionata a chiedere la custodia cautelare, a decidere sarà il Gip. Tuttora continua a ripetere di aver perso la donna della sua via, ma di non ricordare nulla.

LA FAMIGLIA DI LEI

I familiari di Eleonora Perraro si sono affidati agli avvocati Claudio Losi e Andrea Tomasi. L’obiettivo è proteggere la memoria della figlia. Una donna con una vita in salita, spesso vittima delle circostanze e delle persone, ma che non aveva perso il sorriso. Tradita dall’uomo di cui si fidava.

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