Organizzazione e sport individuali È Trento la provincia più sportiva

di Marica Viganò

Prima per sport individuali, trainata dal ciclismo, Trento sale sul gradino più alto del podio per “indice di sportività”, l’analisi sulla diffusione e sulla qualità dello sport nelle 107 province del Belpaese. La città del Concilio diventa a tutti gli effetti “la città più in forma d’Italia”, come emerge dalla classifica del Sole 24 Ore. Battuta Trieste: con il sorpasso di quest’anno Trento torna al vertice dopo due anni e si aggiudica il primato per la quinta volta su 13 edizioni dell’indagine. Prima era accaduto nel 2007 (anno d’inizio dell’ “Indice di sportività”), nel 2011, nel 2014 e nel 2016.

Sono stati valutati 32 indicatori raggruppati in quattro aree tematiche: sport di squadra, sport individuali, sport e società, struttura sportiva. Negli sport individuali Trento è al primo posto, superando Bolzano (secondo posto) e Aosta. Bene anche per la voce “struttura sportiva”, che comprende l’analisi dei tesserati, degli enti, dell’offerta di sport e di eventi sul territorio, in una parola l’organizzazione: Trento è seconda dopo Rimini, mentre Trieste è terza.

Una vittoria nella classifica finale che non era per nulla scontata: Trento non brilla nell’indicatore del calcio professionistico che ha il maggior peso (pari al 10%) tra le 32 classifiche di tappa, ma vince negli sport individuali grazie agli atleti ed alle capacità organizzative del ciclismo (disciplina che “vale” il 7%), è seconda per attrattività di grandi eventi sportivi e per l’attività di amatori e master, terza nella classifica “sport e natura”, quarta per il volley. L’indice di sportività concorre nella classifica sulla “Qualità della vita 2019”.

Soddisfatta del risultato la presidente del Coni trentino Paola Mora: «Sono contenta anche perché si tratta di una conferma: da quando esiste l’indice di sportività siamo stati primi 5 volte ed abbiamo 3 secondi posti. In 13 anni non siamo mai andati sotto il quarto posto: un risultato che ci porta senza dubbio ad essere la provincia più sportiva d’Italia». Il connubio Trento-sport secondo Mora nasce da un mix di fattori, dalla cultura del benessere al vantaggio di essere immersi in un ambiente naturale stimolante. «Le persone che vivono in Trentino sono attive, in ogni senso. In più abbiamo una palestra outdoor: il nostro territorio è apprezzato a livello mondiale come paesaggio e come possibilità di praticare sport all’aria aperta. Inoltre c’è una buona dotazione di impianti sportivi».

Tutto funziona bene, certo, ma migliorare si più. Magari diventando maggiormente attrattivi per i giovani che, arrivati alla scuola superiore, tendono a lasciare. Su questo si sta interrogando da tempo il Coni. «La fascia di maggior abbandono sportivo è quella dai 15 ai 23 anni, proprio l’età in cui i ragazzi avrebbero più bisogno di praticare sport perché si stanno costruendo come persone - spiega la presidente provinciale del Coni - Dobbiamo cercare sinergia tra associazioni, federazioni, scuola e famiglia per riuscire ad intercettare questi giovani, che rappresentano un valore aggiunto perché un giorno potranno diventare giudici, tecnici, dirigenti. Abbiamo fatto una ricerca tra gli studenti delle scuole superiori: dalle risposte che hanno dato i ragazzi emerge che l’abbandono dello sport non è dovuto alla mancanza di motivazione, ma al modo stesso di fare sport. Vorrebbero continuare a praticare le discipline, ma non come quando avevano dieci anni. Ora a 16 anni o si diventa agonisti o si smette, si emerge o si sta in panchina. Invece i ragazzi desiderano continuare, in maniera non agonistica ma più sportiva nel vero senso della parola. Poi dai 23-24 anni si torna a fare sport fino a 100 anni: e in questo siamo grandissimi».

Dato assolutamente positivo, infatti, è il secondo posto conquistato da Trento nella graduatoria che tiene conto delle attività amatoriali e master: «Questo risultato - commenta Mora - ci spinge ancor di più a presidiare la fascia dai 15 ai 23 anni. Lo sport è formativo e insegna a organizzarsi, a superare fatica e difficoltà. Lo sport è gioco di squadra anche se è individuale, insegna a non mollare e a continuare a perseguire il proprio obiettivo. Vogliamo puntare sui giovani e su progetti inclusivi, perché lo sport può dare tanto alle persone che hanno disabilità fisiche o psichiche e alle loro famiglie».

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