Per il giovane portiere in coma il giudice ordina nuove perizie: «ci fu ritardo nei soccorsi?»

di Patrizia Todesco

Il gip Marco La Ganga ha ordinato nuovi accertamenti medico-legali per capire se, i ritardi nei soccorsi lamentati dalla famiglia del giovane Diego Canella, il portiere del Redival in coma da due anni dopo uno scontro di gioco, possano aver inciso sui danni permanenti da lui subiti.

La famiglia, attraverso l’avvocato Marcello Paiar, si era opposta all’archiviazione richiesta dal pm Alessandra Liverani e a metà luglio, nel corso dell’udienza, il gip si era riservato di decidere. Nei giorni scorsi il magistrato ha sciolto la riserva assegnando al pm quattro mesi di tempo per acquisire una consulenza medico-legale. Al momento sono 14 tra medici e infermieri gli indagati accusati di lesioni gravissime. Un’ipotesi, come detto, per la quale, valutati gli atti e le testimonianze, il pubblico ministero aveva ritenuto di chiedere l’archiviazione.

«Fortunatamente ci hanno ascoltati - dice soddisfatto lo zio di Diego Canella, Vittorio Penasa - perché ci sono circostanze che a noi sono poco chiare, come il fatto che non è arrivato l’elicottero: è nostro dovere fare luce su come sono andate le cose dopo quello scontro di gioco».
L’incidente risale al 30 aprile del 2017 quando Diego scese in campo nel campionato di Seconda categoria per la squadra del suo paese, Cogolo.

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