Omicidio-suicidio: «David era disperato» La tragedia è stata scatenata dalla grave malattia del padre

di Patrizia Todesco

«Scrivetelo, è stato un atto d’amore. David era un bravissimo ragazzo, come bravissime persone erano i suoi genitori. Non ha retto al dolore di sapere che il papà era ammalato e probabilmente era consapevole che anche la mamma non sarebbe riuscita a superare quel dolore».

Così commentavano ieri gli amici di Romallo, quelli che hanno trascorso l’infanzia con Giampietro Pancheri, 79 anni, che avevano poi conosciuto la moglie Adriana, 72 anni, e visto crescere il loro figlio David di 45 anni.

«Troppa sofferenza», ha scritto David sulla lettera che ha lasciato in casa. Parole per salutare gli zii e per spiegare perché aveva deciso di uccidere nel sonno i suoi genitori e poi togliersi la vita. Forse anche troppo amore in quella famiglia sempre unita, dove quel ragazzo ormai diventato uomo lo vedevano sempre e solo in compagnia degli anziani genitori.

Ieri a Romallo è stato il momento del dolore e dell’incredulità. Tutti conoscevano e volevano bene a quella famiglia che viveva a Milano, ma che da sempre trascorreva lunghi periodi in Valle di Non dove aveva preso in affitto un appartamento nella piazzetta adiacente a quella della chiesa, piazza Agosti.

«Avevo visto David giovedì - racconta Giovanna Salvaterra - ed era provato. Mi aveva confidato della malattia del padre ed eravamo rimasti a chiacchierare sulla panchina per quasi un’ora. Lui solitamente era molto taciturno ma quel giorno si era aperto. Gli avevo detto di farsi forza». Giovanna era coscritta di Giampietro, una delle tre vittime.

«Abbiamo trascorso tante estati insieme da piccoli e quando tornava in paese era sempre un piacere incontrarlo. Erano persone eccezionali, brave. Il ragazzo era attaccatissimo alla mamma tanto che proprio giovedì lo avevo incontrato, dopo la nostra chiacchierata, con dei gelati in mano che aveva acquistato al bar. Era andato a prenderli e li stava portando a loro, che erano in casa». Quando sabato mattina la signora Giovanna è passata davanti alla casa della famiglia Pancheri durante la quotidiana passeggiata con il suo barboncino ha notato che le finestre della casa erano chiuse.

Ha pensato che fossero andati da qualche parte. «Qualche ora più tardi, verso le 11, sono ripassata e la finestra era ancora chiusa. Allora mi sono preoccupata. Poi ho visto che anche la sorella Annamaria li stava cercando, cercava qualcuno che avesse la chiave di casa per aprire la porta». Giovanna si commuove.

Serba nel cuore le ultime confidenze di David, le sue preoccupazioni per i genitori sofferenti e negli occhi ha ancora l’immagine di Giampietro e Adriana che passeggiano rigorosamente mano nella mano per il paese. Oppure ancora quella di David a braccetto con mamma Adriana.

Giampietro aveva tanti amici in paese. «Chi non ricorda i fratelli Pancheri, erano dei bravissimi calciatori». Giampietro Pancheri era l’unico dei quattro fratelli ad essere nato in Val di Non. Classe 1940, era venuto al mondo prima che i genitori si trasferissero a Milano dove sono nati invece Franco, ora residente a Montecarlo, Vincenzo e Annamaria. A questi ultimi è toccato il difficile compito del riconoscimento delle salme e di organizzare i funerali che si terranno in paese domani.

«Caccia, ricerca di funghi, maratone, Giampietro era un grandissimo sportivo», lo ricorda ancora l’amico Andrea Arnoldo. «Con lui ho fatto anche il Cammino di Santiago de Compostela. Ottocento chilometri a piedi in 20 giorni, una media di 40 chilometri al giorno. Poi abbiamo fatto anche la maratona di New York e i 100 km del Passatore, è una competizione podistica di ultramaratona che si svolge annualmente nell’ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. Era iscritto tra gli atleti dell’associazione podistica Campo Giuriati, di Milano, e solo negli ultimi tempi aveva rallentato».

In realtà Giampietro non aveva rivelato a nessuno i suoi gravi problemi di salute. Con l’amico aveva parlato di una brutta broncopolmonite causata dall’aria condizionata. Ma chi lo conosceva bene e aveva notato il suo calo nelle ultime settimane aveva ben compreso che la situazione era molto più critica. Proprio nei giorni scorsi l’uomo era stato sottoposto a degli accertamenti diagnostici e lì era arrivata la conferma che purtroppo il suo destino era segnato.

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